È il Piano d’azione per ridare competitività all’industria automobilistica europea
CARS 2020 è la prima misura della nuova strategia di politica industriale adottata il 10 ottobre scorso. Questa misura è il frutto del dialogo iniziato nel 2010 con il Gruppo ad alto livello «CARS 21» e nasce dal consolidamento dello stato di crisi che l’industria automobilistica europea, al contrario di quella mondiale, sta subendo oramai da 5 anni.
Qualche cifra
Meno 6,8% la flessione del mercato nel primo semestre 2012 (meno 19,7% in Italia, 14,4% in Francia e, a settembre, meno 10,9% in Germania) con pesanti ripercussioni sui bilanci delle Case (dati negativi in euro/milioni: 354 gruppo Fiat, 457 Ford Europa, 510 GM/Opel, Peugeot/Citroën 662). In Europa, oltre 12 milioni di posti (indotto compreso) dipendono dal settore auto che, per inciso, investe in ricerca circa 28 miliardi l’anno.
Che la crisi poi riguardi solamente l’Europa è dimostrato oltre che dai dati sulla produzione extra UE, anche da quelli, in controtendenza, sulla produzione 2012 in Gran Bretagna (proiezioni a fine anno 1,5 milioni di «pezzi») in quanto basati su stabilimenti europei di Case giapponesi mentre due marchi che più british non si potrebbe (Land Rover e Jaguar) sono in realtà indiani.
La strategia messa a punto dalla Commissione Europea per contrastare la crisi si muove, come sottolineato da Antonio Tajani (vicepresidente della Commissione Europea, responsabile per l’Industria e l’Imprenditoria) in quattro direzioni:
- Innovazione: si pensa al raddoppio (da 1 a 2 miliardi di euro) delle risorse per l’auto nell’ambito del nuovo quadro 2014/2020 per la ricerca «Horizon 2020».
- Competitività: passa attraverso l’adozione di un quadro di regole e standard chiaro, prevedile e stabile, che favorisce la competitività e l’innovazione senza ostacoli e costi inutili. Fatte salve le norme per la sicurezza e la salute, i principi di «regolamentazione intelligente» e il «test di competitività» saranno applicati in modo rigoroso. La maggiore sostenibilità ambientale dovrà essere trasformata in un fattore di competitività e non in un handicap nella competizione globale.
- Penetrazione al di fuori dell’area comunitaria: altro obiettivo prioritario è sostenere l’internazionalizzazione del settore in quanto il 70% della crescita da qui al 2020 avverrà nei Paesi emergenti ed analoga dinamica seguirà anche il settore automotive (ad esempio è previsto il raddoppio del mercato cinese dell’auto che arriverà a 30 milioni). Allo stazionamento della domanda nelle economie mature, corrisponderà un aumento dagli attuali 75 a 110 milioni in quelle emergenti.
- Formazione e gestione delle ristrutturazioni: due i fattori di cambiamento con i quali l’industria europea in generale, e quell’auto in particolare, dovranno confrontarsi: la forte evoluzione tecnologica del mercato globale (nuovi sistemi di produzione e utilizzo di materiali innovativi) e sfide esogene quali il cambiamento climatico e la crescita della popolazione unita alla scarsità di risorse. Per fronteggiare adeguatamente questo quadro è essenziale «disporre» di risorse umane aggiornate attraverso una formazione in sintonia con le esigenze dell’industria e con la domanda di manodopera qualificata. Per questo occorre mobilizzare maggiori risorse dal Fondo sociale europeo, anche al fine di trasformare penosi processi di ristrutturazione in occasioni di riqualificazione professionale.