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Reti elettriche, Italia punto di riferimento in Europa

Reti

Le strutture di trasmissione e distribuzione, il cui costo rappresenta una componente relativamente modesta del costo totale dell’elettricità, sono imprescindibili ai fini del conseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale che l’Europa e l’Italia si sono poste 

È questo il punto di partenza del progetto di ricerca «La regolazione delle reti elettriche in Italia», promosso da ANIE Confindustria e realizzato da IEFE Università Bocconi. Lo studio si propone di analizzare quanto fatto finora nel mercato delle reti. Il bilancio è più che positivo: il sistema ha dimostrato di funzionare in maniera efficace ed efficiente, ma occorre ora saper affrontare al meglio la sfida che le fonti di energia rinnovabile e la generazione distribuita pongono al sistema in essere.

Il loro ammodernamento ed efficientamento, dunque, ha un effetto determinante sia sulla riduzione del prezzo all’ingrosso che si forma nel segmento della generazione, che costituisce la principale voce del costo complessivo del servizio elettrico, sia sulla continuità e qualità del servizio.

L’importanza cruciale dei servizi di rete e la loro natura di monopoli naturali, evidenzia che è necessario monitorare sia le performance degli operatori, sia la qualità e l’efficacia del sistema di regolazione. Il rapporto di ricerca ANIA/IEFE analizza queste due tematiche, discutendo in maniera critica e approfondita le principali caratteristiche dell’impianto regolatorio e presentando i principali risultati economici, finanziari e di qualità conseguiti dagli operatori. Il rapporto si prefigge inoltre l’obiettivo di tracciare alcune linee di possibile sviluppo della regolazione, visti i radicali cambiamenti in atto nel settore elettrico derivanti dallo sviluppo delle rinnovabili e della generazione distribuita. 

L’Italia dà il buon esempio 

Dall’analisi svolta emerge – in riferimento a questa necessità – che il sistema di regolazione italiano ha progressivamente messo a punto regole e meccanismi che lo qualificano come una best practice a livello europeo. Il sistema adottato armonizza la remunerazione degli input, ovvero costi operativi e spese in conto capitale, l’incentivazione all’aumento di efficienza, una pianificazione e incentivazione degli investimenti, assieme con stringenti obiettivi di performance e di output.

L’attuale sistema di remunerazione degli input dei servizi di trasmissione e distribuzione si fonda sulla legge 290/2003, che ha introdotto un meccanismo di price cap per i costi operativi, sottoponendo invece la remunerazione dei costi in conto capitale a un sistema di tipo rate of return. Più precisamente, l’applicazione di un meccanismo di price cap alla componente dei costi operativi consente di sfruttare la capacità di questo schema di incentivare la riduzione dei costi di gestione delle infrastrutture; mentre l’utilizzo di un meccanismo cost based per i costi in conto capitale costituisce il meccanismo più adeguato quando l’obiettivo è quello di stimolare gli investimenti infrastrutturali nello sviluppo e adeguamento delle reti.

La regolazione e gli incentivi sugli output, invece, mirano a stimolare gli operatori nel raggiungimento di livelli di qualità del servizio elevati, remunerando con premi e comminando penalità in base alle performance degli operatori, rispetto a target stabiliti.

Il quadro regolatorio si è dimostrato adeguato ad attrarre gli ingenti investimenti necessari all’ammodernamento della rete elettrica italiana, a indurre i gestori a comportamenti efficienti e a migliorare la qualità dei servizi di trasporto e distribuzione: nel complesso, dall’avvio della regolazione sono stati investiti oltre 7 miliardi di euro nella trasmissione e oltre 18 miliardi di euro nella distribuzione.

Il risultato complessivo della regolazione e delle scelte delle imprese hanno fatto in modo che negli ultimi 15 anni l’incidenza della componente «costi di rete» sul prezzo dell’energia applicato al cliente finale scendesse del 9%, a fronte di aumenti dei «componente energia» del 103%, degli «oneri di sistema» del 417% e delle «imposte» dell’80%.

Gli investimenti in infrastrutture di trasmissione nel periodo 2003?2013 hanno aumentato la capacità di trasferire flussi di energia tra alcune aree del territorio italiano, attenuando o eliminando strozzature che generavano in precedenza fenomeni di congestione della rete. A mero titolo di esempio, l’effetto immediato del collegamento sottomarino tra Sardegna e continente ha ridotto la differenza tra il prezzo medio dell’energia elettrica all’ingrosso nell’isola e quello medio nazionale (il cosiddetto PUN) in maniera significativa.

In valore assoluto, e solo considerando le principali 10 opere realizzate da Terna dal 2005 ad oggi, i benefici per il sistema in termini di minori costi generati (2,1 miliardi di euro) hanno giù più che compensato l’investimento sostenuto (circa 1,8 miliardi di euro).

Da un confronto internazionale emerge che, a fronte di una qualità del servizio comparabile ai principali competitor europei, il costo per utente del servizio di trasmissione, in Italia, sia in linea con Spagna e Portogallo, mentre risulta inferiore, rispettivamente del 6% e del 36%, rispetto a Francia e Gran Bretagna.

Sul fronte della distribuzione, il sistema regolatorio dell’Autorità e le capacità tecniche degli operatori hanno consentito un’importante riduzione dei costi operativi delle imprese di settore e miglioramenti significativi della qualità del servizio, tanto che l’Italia si colloca oggi tra i paesi europei più efficienti, con costi medi di distribuzione per utente inferiori rispetto a tutti i competitor europei.

Inoltre, il combinato disposto dei vari meccanismi incentivanti introdotti dall’AEEGSI ha portato a trasferire nelle bollette elettriche degli italiani tra 7 e 8 miliardi euro di risparmi in termini di minori costi tra il 2000 e il 2012.

Proiezioni e sfide future 

Il positivo risultato della regolazione e delle imprese registrato fino ad oggi non deve però far perdere di vista le importantissime sfide future: in modo particolare, la necessità di meglio integrare la generazione rinnovabile, sia a livello di trasmissione sia a livello di generazione distribuita, senza che ciò intacchi la qualità del servizio, e questo richiederà un notevole volume di investimenti nei prossimi anni. Per il solo settore della distribuzione. Secondo lo studio ANIE Energia/IEFE? Bocconi Politecnico di Milano, il mercato delle smart grids potrebbe valere da qui al 2020 dai 3 ai 10 miliardi di euro in investimenti nel nostro Paese. Per il settore della trasmissione, ammontano a 8 miliardi di euro gli investimenti previsti nei prossimi anni dal Piano di Sviluppo della rete, parte dei quali dedicati all’integrazione delle fonti rinnovabili.

Una sfida che va affrontata tenendo presente che resta cruciale, ai fini del contenimento dei costi per i consumatori, l’introduzione di più efficaci meccanismi di coordinamento delle strategie di sviluppo del parco di generazione, di quelle di sviluppo del sistema di trasmissione e distribuzione, e delle misure per promuovere la flessibilità della domanda di energia elettrica. In assenza di tale coordinamento vi è un elevato rischio che investimenti in sviluppo delle reti basati su aspettative circa l’evoluzione del parco di generazione che non si realizzano si rivelino inutili.

Tra le conclusioni della ricerca l’indicazione che per garantire che questi investimenti siano realizzati, è necessario assicurare agli operatori di settore una remunerazione del capitale investito adeguata, che rifletta sempre il vero costo del capitale delle imprese, soprattutto in una perdurante situazione di crisi finanziaria.

Dal confronto internazionale proposto, tuttavia, emerge che le ultime scelte regolatorie e fiscali, hanno avuto come conseguenza quella di determinare un livello di remunerazione inferiore rispetto agli altri grandi paesi europei, col rischio che gli investitori preferiscano finanziare altre imprese a discapito di quelle italiane. Ad esempio, il vanilla WACC reale (tasso di remunerazione calcolato al netto delle componenti fiscali, al fine di consentire un confronto omogeneo) in Italia è pari al 4,1%, livello allineato a quello tedesco e sensibilmente inferiore a quello inglese (4,7%) e a quello francese (4,4%).

L’elemento più importante ai fini del contenimento del costo della distribuzione e della trasmissione in Italia – e quindi dei prezzi pagati dai consumatori di elettricità – in futuro è, per i ricercatori, il mantenimento delle condizioni di stabilità del quadro regolatorio che hanno prevalso sino ad oggi. 


Roberto Mostarda