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Traffico marittimo e ambiente nei porti italiani

di Massimiliano Bultrini, Marco Faticanti, Alfredo Leonardi • È necessario che al processo di sviluppo logistico ed economico ed al crescente uso del mare come via di comunicazione e trasporto si accompagni la tutela dell’ambiente e la minimizzazione dell’impatto ambientale delle infrastrutture portuali sul territorio circostante

 

Il sistema portuale italiano produce occupazione e rappresenta un’importante risorsa economica per il Paese. Infatti, dal Conto Nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti 2006-2007 risulta che nel 2007 circa il 20% del solo traffico merci nazionale viaggia su nave e quindi si serve dei porti. Per poter mantenere un adeguato livello di competitività con le altre realtà portuali europee e mondiali, è necessario che il sistema porti sia razionalizzato ed arricchito da infrastrutture moderne e funzionali. D’altra parte, ogni infrastruttura portuale ed il complesso delle attività che in essa si svolgono producono un impatto sul territorio circostante (emissioni di inquinanti in atmosfera, produzioni di rifiuti, ecc.). La dimensione dell’impatto è variabile in relazione a molteplici fattori come la collocazione geografica del porto, la sua dimensione, le sue caratteristiche funzionali ed i volumi dei diversi traffici.

Autorità Portuali e traffico merci

Nel loro insieme, le 23 Autorità Portuali (AP) nazionali hanno movimentato nel 2007 ben 492 milioni di tonnellate (Elaborazione ISPRA su dati provenienti da Assoporti e dalle AP), +26% rispetto al 1998, e di queste la quota più consistente è rappresentata dal comparto delle rinfuse liquide la cui quota percentuale, tuttavia, nel 2007 è in netta flessione rispetto al 1998 (dal 51% si passa al 39%) come mostrato in figura 1. La quota percentuale del traffico di rinfuse solide, invece, è rimasta sostanzialmente stabile passando dal 19% del 1998 al 18% del 2007.

Come in tutti i grandi porti d’Italia e del resto del mondo si sta imponendo una nuova forma di trasporto, il trasporto su contenitore, che ha il grande vantaggio di favorire migliori operazioni logistiche e maggiore velocità di imbarco e sbarco rispetto al trasporto tradizionale, oltre che la possibilità di inoltrare più rapidamente i contenitori, con il relativo carico, a mezzo strada e ferrovia. In tal modo, inoltre, vengono ridotti considerevolmente i rischi di dispersione del carico in atmosfera o in mare. A conferma di ciò, il traffico di TEU – unità di misura che indica un contenitore lungo venti piedi – è quasi raddoppiato nell’ultimo decennio.

Le emissioni nazionali di SOx

Dall’esame dell’inventario nazionale delle emissioni pubblicato annualmente da ISPRA (cfr. http://www.sinanet.apat.it/it /emissioni), si evince che le emissioni di SOx si sono ridotte del 54% dal 1998 al 2007 passando da circa 1 milione a meno di 500.000 tonnellate. È necessario precisare che tali valori comprendono anche le emissioni da trasporto marittimo e aereo internazionali, usualmente non incluse nei totali nazionali comunicati nell’ambito delle convenzioni internazionali.

I contributi emissivi più consistenti provengono dal settore «Energia» (centrali termoelettriche, teleriscaldamento, raffinerie di petrolio e impianti di trasformazione di combustibili solidi), dal settore trasporti (marittimo, stradale, ferroviario ed aereo) e dall’industria, dal trattamento dei rifiuti, dall’agricoltura e dal riscaldamento residenziale che vengono inclusi sotto la voce «Altro».

In particolare, come si osserva nella figura 3, il peso percentuale relativo del settore «Energia» è in forte diminuzione (dal 61% del 1998 al 29% del 2007), il trasporto marittimo nazionale mantiene inalterato il suo peso percentuale attorno al 10%, laddove il peso percentuale relativo al trasporto marittimo internazionale è cresciuto sensibilmente passando dal 5% al 30%. Si noti che la diminuzione percentuale del settore «Energia» è ascrivibile all’uso sempre più diffuso di combustibili a basso tenore o completamente privi di zolfo, come il gas naturale, mentre l’olio combustibile utilizzato per la navigazione marittima ha un tenore di zolfo che può arrivare per legge sino al 4,5%.

Certificazioni e buone pratiche ambientali di alcune AP

Il concetto di sviluppo sostenibile si sta progressivamente diffondendo come una strategia da perseguire per arrivare ad elevati livelli di competitività piuttosto che un costo aggiuntivo da sostenere. Le problematiche ambientali sono sempre più oggetto di attenzione del decisore politico, pertanto la mancanza di una environmental strategy produce inevitabilmente costi e spese che potrebbero essere evitati e gestiti piuttosto che subiti passivamente. La consapevolezza dell’importanza di disporre di un Sistema di Gestione Ambientale (SGA), capace di individuare, valutare e monitorare gli aspetti ambientali che sono gestiti direttamente o indirettamente da un’organizzazione, si sta diffondendo anche presso le AP nazionali che stanno promovendo iniziative al fine di acquisire una certificazione ambientale.

Fra le norme ed i regolamenti più diffusi è necessario citare, a livello internazionale, l’ISO 14001 e, a livello europeo, il Regolamento EMAS. Certificarsi secondo l’ISO 14001 o l’EMAS non è obbligatorio, ma è una scelta volontaria di un’organizzazione che decide di mettere in pratica un proprio SGA. Disporre di un valido SGA implica l’impegno da parte dell’organizzazione a controllare gli impatti delle proprie attività sull’ambiente nel rispetto della normativa ed a perseguire un costante miglioramento.

Un ulteriore SGA sviluppato appositamente per i porti è il PERS (cfr. http://www.apat.gov.it/site/_files/Port _Environmental_Review_system_PERS .pdf) sviluppato nell’ambito dei lavori del progetto europeo «Ecoports» (2002-2005). Viene di seguito riportata una breve panoramica sulla diffusione delle certificazioni ambientali già conseguite dalle diverse Autorità Portuali nazionali:

 

• EMAS:

L’AP di Livorno ha ottenuto, prima in Europa, la registrazione EMAS II cui ha fatto seguito il Premio per la Qualità Ambientale Europea nel 2004.

• ISO 14001:

Nel 2005 le AP di Genova e La Spezia hanno conseguito la certificazione del proprio SGA in conformità allo standard internazionale ISO 14001.

L’AP di Savona ha conseguito un sistema di gestione integrato per la qualità e l’ambiente certificato ai sensi delle norme ISO 9001 e ISO 14001.

• Altro:

Nel 2003 l’AP di Trieste ha conseguito la certificazione del proprio SGA in conformità allo standard PERS.

L’AP di Venezia ha manifestato la volontà di proseguire il percorso verso la qualità, già iniziata con ISO 9001, mediante l’adozione di un SGA e successiva certificazione.

L’AP di Ravenna dal 2005 è affiliata alla Fondazione Ecoports, come punto di partenza per l’acquisizione delle certificazioni ambientali ISO 14001 e/o EMAS.

L’AP di Napoli ha avviato la procedura per la certificazione ambientale in conformità agli standard internazionali ISO 14001 e/o EMAS.

Al di là dell’applicazione della normativa, l’attenzione da parte della portualità alle tematiche ambientali emerge anche dalla crescente diffusione di iniziative volontariamente poste in essere da singole AP. Nell’ambito di tali buoni pratiche, è possibile individuare alcuni temi che le accomunano:

• Contenimento dei consumi energetici ed incremento della quota di energia proveniente da fonti rinnovabili:

Il Piano energetico portuale, che prevede la predisposizione di progetti specifici per favorire il risparmio e l’efficienza energetica e l’introduzione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, è stato approvato e finanziato dall’AP di Genova ed è in fase di studio dall’AP di La Spezia.

L’AP di Livorno ha realizzato uno studio sull’energia consumata nelle due sedi dell’AP e dalle torri faro ed uno studio di fattibilità di progetti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

L’AP di Civitavecchia ha stipulato un protocollo di intesa con l’Enel che prevede uno studio per individuare i migliori sistemi di monitoraggio dei consumi di energia elettrica e la realizzazione di un impianto fotovoltaico nella darsena romana.

L’AP di Marina di Carrara ha dato corso al progetto «Tetti portuali fotovoltaici» per coprire i fabbisogni delle utenze dell’area portuale e/o cedere energia elettrica alla rete.

L’AP di Venezia ha in progetto studi di fattibilità per l’applicazione di tecnologie da fonti rinnovabili.

• La riduzione delle emissioni prodotte dalle navi in porto: Le AP di Genova e Civitavecchia hanno attivato progetti di cold ironing per attrezzare le banchine con linee per l’allaccio all’energia elettrica di rete.

Presso l’AP di Venezia è stata avviata un’indagine per monitorare sia gli effetti della riduzione dello zolfo nei carburanti marittimi che la concentrazione delle sostanze chimiche prodotte durante la combustione.

• Sistemi di abbattimento delle polveri:

Nel 2003 l’AP di Ravenna ha sottoscritto un protocollo d’intesa per il contenimento dell’emissione e dispersione di polveri da merci polverulente.

L’AP di Venezia ha predisposto un piano di adeguamento degli impianti e dei sistemi di abbattimento delle polveri.

 

Sviluppo sostenibile primo obiettivo

I dati sul traffico esaminati negli ultimi dieci anni nelle principali aree portuali italiane mostrano un sensibile incremento. All’aumento di traffico corrisponde, però, un aumento relativo delle emissioni di SOx provenienti dal traffico marittimo internazionale (la cui quota percentuale passa dal 5% del 1998 al 30% del 2007), nonostante il trend decrescente delle emissioni totali di SOx. In tale contesto è sempre più diffusa la necessità di coniugare la tutela dell’ambiente con la costante crescita del porto, in coerenza con le logiche di sviluppo sostenibile, come già affermato nella Conferenza delle Nazioni Unite sullo Stato dell’Ambiente e sullo Sviluppo (UNCED, 1992) e ribadito recentemente in un parere del Comitato economico e sociale europeo sulla politica portuale comunitaria (2007/C168/12).

Nel rapporto «Traffico marittimo e gestione ambientale nelle principali aree portuali nazionali – ISPRA (2009)» viene evidenziato come il sistema portuale italiano stia facendo notevoli sforzi per recepire tali esigenze, destinando parte delle proprie risorse per il conseguimento di certificazioni ambientali o per l’implementazione di buone pratiche volte al miglioramento continuo delle prestazioni ambientali.

 

Massimiliano Bultrini, Marco Faticanti

Tecnologi del settore «Progetti aree portuali», ISPRA

Alfredo Leonardi

Responsabile del settore «Progetti aree portuali» ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)