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Primo Rapporto ITACA sulle centrali di committenza per gli appalti dei piccoli comuni

Municipio - Protectaweb

Il Primo Rapporto sull’attuazione dei nuovi obblighi riguardanti «Le centrali di committenza per gli appalti dei piccoli comuni», presentato il 10 aprile alla Commissione infrastrutture, mobilità e governo del territorio della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, evidenzia le difficoltà operative degli enti locali minori

•• Nel corso del 2012, ITACA (Istituto per l’innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale), in collaborazione con la Direzione Generale per la regolazione e i contratti pubblici del MIT, ha realizzato un’ampia ricerca per verificare lo stato di attuazione dei nuovi obblighi di aggregazione degli appalti introdotti all’art. 33, comma 3-bis del D.Lgs. n. 163/2006.

In base alle nuove disposizioni, dal 1° aprile 2013 i piccoli Comuni (con popolazione non superiore a 5.000 abitanti) sono obbligati ad affidare ad un’unica centrale di committenza l’acquisizione di tutti i lavori, i servizi e le forniture per il tramite dell’Unione di comuni oppure mediante apposito accordo consortile.

La finalità della nuova disciplina è quella di pervenire ad una riduzione dell’elevata frammentazione del sistema degli appalti pubblici, con conseguente riduzione dei costi di gestione delle procedure grazie al conseguimento di economie di scala e all’opportunità di maggiori e più efficaci controlli.

Occorre anche ricordare che il D.L. 6 luglio 2012, n. 95 (spending review) ha previsto che «in alternativa, gli stessi Comuni possono effettuare i propri acquisti attraverso gli strumenti elettronici di acquisto gestiti da altre centrali di committenza di riferimento, ivi comprese le convenzioni di cui all’art. 26 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e il mercato elettronico della Pubblica Amministrazione di cui all’art. 328 del decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207».

Il Rapporto ITACA è stato predisposto nell’ambito del gruppo di lavoro interregionale «Appalti Piccoli Comuni», coordinato da Regione Umbria. I dati elaborati all’interno del Rapporto, censiti con la collaborazione degli Osservatori regionali sui contratti pubblici e del Servizio Contratti Pubblici (SCP) del MIT, fotografano lo stato di attuazione delle centrali di committenza. Il questionario è stato compilato da circa 1.200 Comuni.

Dall’analisi dei dati elaborati, risulta che più dell’80% delle amministrazioni sotto i 5.000 abitanti non si sono ancora attivate per la costituzione delle previste centrali di committenza costituite nell’ambito dell’Unione dei Comuni per la gestione associata dell’acquisizione di lavori, servizi e forniture, o tramite apposito accordo consortile. I dati raccolti evidenziano, in particolare, che l’83,2% dei Comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti e l’84,7% dei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti ha risposto al questionario affermando che la centrale di committenza «Non è stata ancora prevista». Per quanto concerne invece le centrali di committenza «già avviate», si segnala la prevalenza del ricorso allo strumento dell’Unione di Comuni, per una percentuale pari al 45,5%.

Le difficoltà operative dei piccoli e piccolissimi comuni sono di tutta evidenza, e proprio in quest’ottica, il Rapporto intende fornire un possibile contributo operativo, con approccio positivo finalizzato alla costruzione di nuovi scenari organizzativi delle amministrazioni, mediante la condivisione di alcune delle migliori esperienze già maturate sul tema. L’obiettivo è stato quindi quello di raccogliere e divulgare le buone prassi emerse, che testimoniano l’esistenza di valide esperienze già realizzate di aggregazione della domanda.

Luca Strinati