di Massimiliano Pontillo • Alla Bioarchitettura e all’edilizia sostenibile il compito di disegnare un futuro a misura d’uomo nelle città, a garanzia di una migliore qualità della vita. Un progetto concreto: «Abitare Verde»
•• Nei momenti di crisi economica, come quello che stiamo vivendo ormai da qualche anno, ci viene detto dai detrattori che le azioni e le politiche per la sostenibilità sono lussi che non ci possiamo permettere.
La sostenibilità è invece sinonimo di efficienza della gestione e di attenzione alle tendenze economiche di lungo periodo. E dire che è un lusso equivale a dire che non ci possiamo permettere il futuro.
Si dovrebbe redigere una sorta di «green-social innovation agenda», con la volontà di affrontare e risolvere problemi di grande rilevanza quali la riduzione delle emissioni attraverso tecnologie pulite, le infrastrutture intelligenti per la mobilità, un welfare equo e tecnologico e la realizzazione di modelli urbani e di abitazione più sostenibili.
La smart city in tale prospettiva può essere vista come la declinazione di un nuovo modello di comunità post-moderna: luogo privilegiato di creatività, di innovazione, di connessione tra locale e globale; ambito in cui si concentrano le funzioni più avanzate, i centri decisionali, contesto in cui si forma e sviluppa la forza lavoro intellettuale. Occorrono politiche smart, fatte da gente altrettanto smart. E per questo obiettivo non è solo la classe dei decisori pubblici quella chiamata in causa. Il progetto di futuro chiama all’appello noi tutti.
Si avverte una domanda sempre più crescente di trasparenza, una richiesta di dialogo sulle strategie di pianificazione del territorio e un’ampia discussione sulla sua tutela e identità: una ricchezza che dovremmo preservare.
Bioarchitettura in città
In questo scenario si inserisce il progetto «Abitare Verde», con l’obiettivo di analizzare, presentare e promuovere le azioni concrete intraprese dalle amministrazioni pubbliche e dalle imprese sui temi d’interesse, dimostrando come la bioarchitettura e l’edilizia sostenibile siano le uniche vie da percorrere nel costruire un futuro a misura d’uomo, adeguandosi alle più moderne normative dettate dall’Unione Europea: è necessaria però una consapevolezza collettiva e una spinta congiunta dei vari attori della filiera produttiva.
La ricerca di soluzioni efficaci ed efficienti nell’elaborazione di un nuovo assetto, meno invasivo, è una sfida fondamentale per tutto il comparto immobiliare. L’edilizia in Europa è responsabile da sola di circa il 40% del consumo di energia primaria per lo più non rinnovabile. È l’intero modo di intendere il processo che va convertito: dalla pianificazione, alla costruzione, all’uso e alla dismissione.
Intervenire sulla sostenibilità progettuale e produttiva rappresenta quindi un passaggio obbligato e del tutto praticabile.
La casa: un valore… ambientale
Dalla ricerca elaborata da Pentapolis con il contributo di Nomisma appare evidente come le pratiche di «green building» comincino ad essere una realtà; il mercato italiano può contare su una domanda in veloce crescita, anche se ancora non in grado di imprimere una reale conversione al settore, ma il cui orientamento inizia a pesare. L’attenzione all’ambiente e alla salute costituiranno perciò sempre di più i fattori trainanti della qualità delle trasformazioni urbane, oltre che dei singoli edifici.
Più nel dettaglio, l’indagine ci indica come il 3,2% degli italiani già possiede tutti i requisiti «verdi», mentre il 24% non ha ancora nessuna delle caratteristiche ecologiche selezionate. E a fronte di un 12,1% in reale cammino verso pratiche a basso impatto, fa da contraltare un 60,7% di famiglie dove sono riscontrabili solo sporadiche attenzioni alle prestazioni energetiche e ambientali della propria casa. Ad attenuare tali distanze sono le caratteristiche anagrafiche, secondo cui i giovani connotano maggiormente le «famiglie sostenibili», mentre gli over 65 quelle black o grey.
E ancora: tra i fattori determinanti nell’eventuale scelta di un’abitazione – prescindendo dalle variabili cruciali di prezzo e localizzazione – risulta principalmente la classe energetica dell’edificio (22,8% delle famiglie) e la tipologia nuova o ristrutturata dell’immobile (19,5%). È bene anche sottolineare come il 15,1% ponga attenzione all’utilizzo di materiali non nocivi alla salute e il 14,7% alla presenza di impianti di energia rinnovabile.
Stesso orientamento hanno le dichiarazioni degli italiani relative agli interventi strutturali che intendono realizzare nelle abitazioni. Se negli ultimi anni hanno privilegiato interventi sugli infissi (10,5%) o sulle caldaie (12,0%) – soprattutto grazie al ricorso agli incentivi fiscali – nei prossimi mesi preferiranno interventi per l’isolamento termico dei muri esterni (cappotti e coibentazioni) o per «bonificare» le proprie mura domestiche da materiali considerati nocivi per la salute (intonaci vecchi, materiali trattati, ecc.) o anche per dotarsi autonomamente di impianti di energia rinnovabile.
La riqualificazione del parco edilizio
La necessità di intervenire sul costruito è giustificata dalla vetustà del capitale immobiliare, dall’obsolescenza delle sue componenti (specialmente nei centri urbani di maggiori dimensioni) e dalla breve vita degli impianti. L’aspetto centrale è rappresentato dalla necessità di accelerare i ritmi di riqualificazione del parco edilizio e infrastrutturale in chiave ambientale, allo scopo di rispondere in maniera adeguata alle sfide poste dal cambiamento climatico e, soprattutto, all’emergere di una nuova domanda di «abitare verde» da parte delle famiglie italiane e degli investitori internazionali.
Oggi sembrerebbe non esserci più alcun alibi per non riconoscere la nascita di una richiesta di mercato che spinge rapidamente il settore a rendere visibili, misurabili e verificabili due fattori essenziali: qualità e sostenibilità.
Abbiamo bisogno di ridisegnare l’hardware di un software già presente. Se è vero quindi che la città del domani è in realtà quella che già abbiamo e di cui dobbiamo prenderci cura, non significa che non sia necessaria una vera e grande trasformazione.
Come sarà la città del futuro? Immaginiamola come un laboratorio delle tecnologie verdi, del buon vivere e degli stili di vita sostenibili, capace di trovare un equilibrio, uno scambio reciprocamente vantaggioso con l’agricoltura e con la campagna che la circonda.
La metropoli low carbon si costruirà dal basso e dall’alto, frutto dell’impegno congiunto delle scelte individuali dei suoi concittadini e della coerenza e dell’esempio della classe dirigente.
Gandhi sosteneva: “Dobbiamo essere noi il cambiamento del mondo che vogliamo vedere”.
Un’utopia concreta. E felice.