Mentre il mondo si sforza di conciliare gli approcci convenzionali per lo sviluppo economico con la conservazione delle risorse naturali, dovranno essere introdotti nei prossimi anni sistemi di valutazione non convenzionali al fine di misurare il benessere economico. Tuttavia, quale che sia il sistema adottato per misurare l’economia nonché i fattori che determinano lo sviluppo economico o che generano impatti sull’ambiente dovranno essere concepiti all’interno di un preciso quadro concettuale e essere affiancati da dati precisi.
Il rischio altrimenti sarà quello di percepire questi concetti come vuoti e privi di significato nel caso in cui gli stessi non siano supportati da prove empiriche. Noi, quindi, abbiamo bisogno che la ricerca compia sforzi notevoli affinché sia possibile stabilire in termini sia concettuali sia pratici come si possa equilibrare lo sviluppo economico apportando considerazioni di equità intergenerazionale, oltre agli obiettivi legati alla conservazione delle risorse naturali e alla tutela dell’ambiente.
I costi ambientali rallentano l’India
La richiesta ecologica dei Paesi
A livello globale, l’IPCC attraverso la pubblicazione del noto rapporto annuale, pone regolarmente in evidenza lo stretto sistema di relazioni, che determinano lo stato dell’ambiente, sia in termini di impatti bioclimatici sia in termini di impatti sull’ecosfera, ed illustra quali siano le strategie che sono state messe in atto dai diversi Paesi, e nelle diverse regioni climatiche, per la protezione dell’ambiente. E per far questo si adottano svariati criteri tra i quali la stima dell’impronta ecologica pro capite. Viene successivamente elaborata una statistica e indubbiamente, stilare una classifica del genere significa valutare molteplici aspetti e stabilire differenti indicatori. Ma la graduatoria pubblicata è molto interessante: l’impronta ecologica maggiore, e non deve sorprendere, è quella attribuibile agli Emirati Arabi Uniti assieme agli Stati Uniti d’America, assai prossimi per valore degli indicatori ai primi. È interessante notare come il Malawi si collochi proprio in fondo alla classifica preceduto nell’ordine da Afghanistan, Haiti, Congo, Bangladesh.
Obiettivi prioritari
È chiaro come vi siano due tipologie di azioni che dovrebbero essere sostenute per portare il mondo da questo stato di squilibrio ad uno stato di equilibrio. In primo luogo, l’impronta ecologica dovrebbe essere ridotta attraverso l’adozione di tecnologie innovative, la modificazione dei comportamenti e l’adozione di uno stile di vita diverso, dovrebbe essere sostenuta una maggiore innovazione sia nei prodotti sia nei processi di produzione. In secondo luogo, è necessario che l’umanità riesca a intraprendere un cammino verso la sostenibilità in modo significativo e rapido. Ciò richiederebbe urgenti misure di riforestazione in vasti territori e la tutela delle foreste esistenti al fine di ricostruire lo stock di alberi e piante esistente sino al secolo scorso in tutto il Pianeta. Sarebbe inoltre necessario ridurre le emissioni di minerali e ridurre il ricorso ai combustibili, come carbone e idrocarburi, sia al fine di ripulire l’aria che respiriamo, sia per eliminare l’inquinamento marittimo e fluviale e, in generale, invertire gli effetti prodottisi a seguito di un errato concetto di sviluppo, nella consapevolezza che i processi di combustione hanno peggiorato aria, acqua, suolo, danneggiato irreparabilmente le foreste e ridotto la biodiversità. Tutto ciò è alla portata dell’umanità ed è ampiamente fattibile grazie ai mezzi e alle conoscenze di cui disponiamo. Ciò che è importante è vedere che ci si sta avviando gradatamente verso modelli di crescita economica più misurati, modelli più sostenibili, in modo che le politiche finali economiche ed ambientali convergano anche al fine di invertire i danni causati nel recente passato.
Il Messico, dopo Copenhagen
La Conferenza di Copenhagen aveva lo scopo di trovare un accordo sui cambiamenti climatici e non ha chiaramente apportato significativi progressi: questo può essere il risultato di molteplici fattori che vanno da una certa fissità di vedute, alla tutela degli interessi consolidati all’ignoranza. La questione che si pone adesso è se vi sarà abbastanza tempo per giungere ad un accordo mondiale in vista della prossima Conferenza delle Parti in Messico e se sarà valutato il problema più ampio dello «sviluppo insostenibile», di cui i cambiamenti climatici sono, nel migliore dei casi, solo un sintomo. L’umanità non può continuare ad ignorare la dipendenza vitale che esiste tra benessere umano e tutela dell’ambiente.
Rejendra Kumar Pachauri