Il gigante siderurgico è in via di risanamento ambientale. Nel dossier presentato a un anno di commissariamento si evidenziano risultati positivi a dir poco sorprendenti. Per continuare servono risorse certe e sufficienti, e poteri reali. Parola del sub-Commissario Edo Ronchi
Ai «disonori» della cronaca l’ILVA è piombata da tempo, da quando, dati alla mano, si è considerata responsabile di malattie e decessi perché il mostro siderurgico pur di raggiungere il suo obiettivo – produrre – non faceva caso se sul campo rimanevano vittime innocenti e inconsapevoli. Poi, però, la consapevolezza è arrivata, e dall’opinione pubblica al tribunale il passo è stato compiuto con rigore. I periti nominati dalla Procura hanno iniziato a parlare di una situazione sanitaria a Taranto decisamente critica. La stessa perizia epidemiologica non ha mostrato dubbi nel sentenziare: “L’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte“.
La sfida, dunque, era quella di ridimensionare l’enorme impronta ambientale del gigante siderurgico. Una gara alla sopravvivenza per i quartieri in prossimità dell’impianto, dove cioè gli inquinanti si presentavano in concentrazioni più elevate e in relazione con il variare del tempo e la direzione del vento.
Tutta un’altra storia?
Le strategie di risanamento ambientale sembrano avere un incredibile potere di conversione! L’inversione di rotta del gigante siderurgico, che improvvisamente si è assopito, ha del miracoloso, stando almeno al dossier presentato in questi giorni dal titolo «Il risanamento ambientale dell’ILVA dopo un anno di commissariamento
» dove prende forma l’identikit di un’azienda che non nuoce quasi più. Però c’è anche chi ai miracoli non è proprio disposto a credere…
Nello studio si evince che molte prescrizioni ambientali sono state attuate, ed avviate tutte quelle prescritte. Che aria si respirerebbe dunque nella città pugliese ora? A Taranto, sostiene il dossier, la qualità dell’aria è buona, in particolare per le polveri sottili, tanto che i dati sarebbero fra i migliori delle città italiane. Il benzo(a)pirene si è ridotto di 10 volte arrivando a 0,18 nanogrammi/m3 (l’obiettivo di qualità di legge è 1).
Ma il dossier non racconta solo quanto è stato fatto. Quanto resta da fare è ancora molto. Lo sottolinea Edo Ronchi, ad un anno dalla nomina a sub-Commissario. “A metà 2013, quando iniziò il Commissariamento, l’ILVA di Taranto – spiega Ronchi– era a rischio di chiusura per incompatibilità ambientale. Con un solo anno di commissariamento non si poteva certo risolvere una simile crisi, ma oggi la situazione è sostanzialmente migliorata: l’ILVA è un’azienda in via di risanamento ambientale, con interventi tutti definiti, progettati e in parte realizzati e una consistente riduzione dei suoi impatti sull’ambiente, a partire dalla qualità dell’aria nella città di Taranto rientrata, per tutti i parametri, nella norma”.
Tutto a posto, dunque? Non ancora. Ronchi si è soffermato a rimarcare le azioni necessarie per il futuro dell’ILVA, per confermare i successi di oggi e raggiungere gli obiettivi finali di risanamento.
“Mi sono battuto per un anno – ha tenuto a sottolineare – con spirito di servizio, per far fronte a innumerevoli difficoltà, in una delle realtà industriali più complesse del Paese, trovata in una crisi profonda. Con la pubblicazione in gazzetta del DPCM con il Piano ambientale, si è entrati in una fase nuova. Per completare i numerosi e complessi interventi, rispettando le scadenze prescritte dal DPCM-Piano ambientale e affrontare la crisi dell’ILVA, sono necessarie però due condizioni”. Quali? Fare i conti con la disponibilità economica senza la quale non può continuare il virtuoso percorso del risanamento. Chiede quindi Ronchi una “disponibilità finanziaria effettiva per il prossimo anno di commissariamento di almeno 550 milioni per il 2014 e di altri 250 milioni fino a giugno 2015, dedicati agli interventi prescritti in materia ambientale”. Inoltre parla “Di poteri reali di decisione e di intervento di un Commissario per l’attuazione del DPCM, Piano ambientale- AIA. Un sub-Commissario senza alcun potere di intervento – conclude – non è più sufficiente “.
La catarsi dell’ILVA, dunque, sembra essere a buon punto. È bastato un solo anno di impegno per risultati così significativi? Eppure il risanamento ambientale non è mai stato un gioco da ragazzi…







































