«Verso un’Italia sempre più sostenibile. Dal PNRR al nuovo PNIEC», questo il titolo del convegno pubblico organizzato da I-Com (Istituto per la Competitività) e il Parlamento europeo nell’ambito dell’Osservatorio SostenibilItalia, tenutosi nella sede di «Europa Experience – David Sassoli» a Piazza Venezia. Esperti a confronto per un Paese in trasformazione
A scandire l’incontro della mattina del 5 dicembre, moderato dal Direttore di Askanews Gianni Todini (foto di apertura a sx) sono stati innanzitutto i saluti istituzionali di una personalità di spicco italiana rispetto al Parlamento europeo, il Direttore Carlo Corazza; a seguire ha introdotto e presentato il rapporto I-Com Antonio Sileo, Direttore Area Sostenibilità I-Com (foto sotto).
A precedere il primo dei due ricchi panel, è stato il discorso di Massimiliano Atelli, Presidente Commissioni Tecniche VIA-VAS e PNRR-PNIEC MASE.
I panel, rispettivamente denominati «Una corsa tra circolarità e neutralità» e «Quali innovazioni rinnovabili per gli obiettivi al 2030», hanno visto la partecipazione di responsabili ed esperti del settore.
I temi trattati sono stati innumerevoli, tra questi: circolarità e neutralità energetica, soluzioni innovative e sostenibili al fine di traguardare l’agenda 2030, investimenti infrastrutturali, sviluppo sistemi energetici, settore petrolifero, transizione energetica e come renderla inclusiva ed effettiva al contempo e, soprattutto, l’evoluzione delle fonti rinnovabili nel contesto geopolitico internazionale, le quali stanno assumendo un ruolo sempre più cruciale; nel 2021 il loro contributo per la produzione di energia elettrica è stato del 40,2%, mentre il gas naturale ha raggiunto il 48,6%.
Ad aprire i lavori Carlo Corazza, Direttore Ufficio Italia del Parlamento Europeo (foto di apertura a dx) che ha voluto sottolineare: “Il legislatore europeo si è occupato moltissimo di sostenibilità, e direi che il 95% delle regole che riguardano la sostenibilità, di fatto, riguardano la co-decisione europea; quindi sono approvate dalla camera dei popoli (che è il parlamento europeo) e dalla Camera degli Stati (che sono i ministri). […]. Il Green Deal europeo è stato al centro dei lavori dell’UE”.
Il primo panel ha visto protagonisti la prof.ssa Gabriella De Maio che insegna Diritto dell’energia all’Università di Napoli, Massimiliano Giannocco, Responsabile Rapporti con Istituzioni ed Enti Locali Unem, Marco Simiani, deputato PD della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici, Michele Priori, Responsabile Affari Generali&Compliance di Cobat e Giorgio Graditi, Direttore generale ENEA.
Ad aprire il confronto è stato proprio quest’ultimo, che ha ritratto lo scenario attuale italiano come un momento complesso la cui risoluzione non è univoca. Ha infatti spiegato: “Non si ha una sola soluzione per affrontare la decarbonizzazione e la transizione energetica”. Si parla dunque del cosiddetto mix energetico, ed è importante non tralasciare il tema della governance per tradurre finanziamenti in infrastrutture: “Enea è osservatore e operatore che guarda al trasferimento tecnologico. È vigilato dal MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica)., che si occupa di trasferimento tecnologico” ha continuato Graditi. Si è dunque affrontato il tema dell’incremento della capacità di brevetti in Italia, ponendo come termine di paragone la tendenza monopolista (in ambito ecologico) del gigante asiatico.
Il Direttore generale di Enea, prima di cedere la parola alla prof.ssa De Maio dell’Università di Napoli, ha individuato due tesi:
- la prima concerne la «risorsa calda», ovvero il nucleare sostenibile, fattore che potrebbe giovare all’equilibrio tra produzione e domanda di risorse, consentendo di accrescere la produzione di fonti rinnovabili, per mezzo della ricerca;
- la seconda si sofferma sulle difficoltà riscontrate sul PNRR nell’ambito delle risorse umane, delle quali vi è bisogno per la realizzazione di progetti considerevoli. In merito, Graditi aggiunge: “La domanda supera l’offerta. È importante intervenire per rivisitare le figure professionali ecc.”.
La prof.ssa De Maio dell’Università di Napoli inaugura il suo intervento collegandosi all’ultimo tema trattato dal precedente collega: “Vi è un problema accademico – ha dichiarato – per ciò che concerne professioni e dialogo sulle nuove competenze. Il diritto dell’energia, nel contesto della crisi geopolitica […], ci dà una visione di scenario importante appunto gli obiettivi sono ambiziosi”. La De Maio, inoltre, si è focalizzata sulle tematiche della decarbonizzazione, della circolarità (coesione territoriale tramite la rappresentanza giuridica delle Comunità energetiche) e lotta alla povertà energetica. Infine, sul valore della formazione del consumatore, senza il quale la transazione avrebbe un passo decisamente più rallentato.
“Il settore petrolifero non è fermo. L’impiego delle fonti fossili è ancora centrale. […] è necessario cambiare approccio da illusione della transazione, quindi escludente, a una transizione effettiva, quindi inclusiva. […] Al fine di riuscirvi, non chiedere contributi, ma collaborare”: questo il commento di Massimiliano Giannocco di Unem, la cui parola è seguita dall’intervento del deputato Marco Simiani, che si è impegnato a descrivere il percorso italiano verso la sostenibilità anche in base ai punti del PNRR:
- Le direttive e i regolamenti europei sono soluzioni positive e non negative in risposta alle questioni inerenti alla decarbonizzazione.
- Sviluppo, innovazione e proposte europee sono tre certezze, poiché da lì iniziano i piani industriali.
- Il carico di base di energia che serve al nostro peso per andare avanti e 24/26 gigawatt; è sostenuto da fonti fossili E rimane fisso. Dobbiamo partire da lì e fare in modo che sia questo carico di base fisso, quello da sostituire.
Le risposte dei settori per il cambiamento
Altro tema centrale è stato l‘agrifotovoltaico, che si sta rivelando un’efficace soluzione tecnologica al fine di far fronte alla questione dello spazio per gli impianti rinnovabili, con una crescita del 5,9% solo nel 2021, principalmente in Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e Lombardia.
Nel settore dei trasporti, i biocarburanti sono la chiave per ridurre le emissioni, specialmente considerando che l’Italia è il secondo paese europeo per numero di auto circolanti. La decarbonizzazione dei veicoli in circolazione attraverso l’uso di biocarburanti richiede un maggiore supporto normativo. Un altro aspetto rilevante del piano è l’economia circolare, con 2,1 miliardi di euro destinati a migliorare la gestione sostenibile dei rifiuti. Sebbene l’Italia sia in una posizione privilegiata in termini di circolarità rispetto agli altri paesi dell’UE, persiste un divario regionale, in particolare tra nord e sud Italia. In generale, il sud e le aree appenniniche registrano tassi di smaltimento in discarica più elevati rispetto al Nord. Ad allacciarsi a questo tema è sicuramente quello dei biocombustibili. Nell’Unione Europea, le strategie per ridurre le emissioni di carbonio nell’ambito economico sono numerose, ma spesso mancano di stabilità ed efficacia. La recente direttiva sull’energia derivante da fonti rinnovabili (RED III), per esempio, si propone di incrementare la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili al 42,5% entro il 2030 per il totale dei consumi energetici dell’Unione, con un obiettivo indicativo aggiuntivo del 2,5% che potrebbe portare al 45%. La direttiva introduce anche obiettivi specifici per settori quali trasporti, industria, edilizia, teleriscaldamento e raffreddamento.
Nel contesto dei trasporti, appunto, gli Stati potranno tentare di traguardare una quota vincolante di almeno il 29% di energie rinnovabili nel consumo finale di energia nel settore dei trasporti entro il 2030. All’interno di questo obiettivo, è stabilito un requisito minimo dell’1% per i combustibili rinnovabili di origine non biologica (RFNBO), che includono gli elettrocarburanti (e-fuel), nella quota di energie rinnovabili fornite al settore dei trasporti entro il medesimo anno (2030).
[ Maria Vittoria Cocozza ]