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Il rilancio del nucleare in Italia

Arriva da Confindustria ed ENEA un importante studio sullo sviluppo dell’energia nucleare nel mix energetico nazionale

 

A tracciare la strada per il rilancio del nucleare in Italia è l’atteso studio «Lo sviluppo dell’energia nucleare nel mix energetico nazionale», elaborato da Confindustria ed ENEA e presentato il 16 luglio alla Camera in occasione dell’evento «Nucleare Futuro».

Il rilancio di un programma nucleare in Italia si baserebbe sugli impianti più moderni disponibili, delle cosiddette Generazione III+ e Generazione IV inclusi quelli di piccola taglia, gli Small Modular Reactor (SMR) e gli Advanced Modular Reactor (AMR). Questo tipo di impianti condivide, con quelli attualmente in esercizio, tutta una serie di vantaggi quali:

Secondo lo studio l’introduzione del nucleare in Italia, al fianco delle fonti rinnovabili, consentirebbe di raggiungere gli obiettivi ambientali e di sicurezza energetica riducendo gli oneri economici per gli utenti finali, stabilizzando la rete elettrica e riducendo il consumo di suolo. Questi benefici risultano dagli studi di scenario condotti, in coerenza con quanto riportato nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) per il 2030 e 2050. Sono state valutate alcune ipotesi di penetrazione della fonte nucleare con l’ipotesi assunta che il primo impianto possa entrare in esercizio a partire dal 2035.

Aspetti economici e integrazione nel mercato elettrico

Selezionando opportunamente quei progetti che sapranno garantire la massima modularizzazione e la standardizzazione degli impianti, sarà possibile contenere i costi di realizzazione, ad ulteriore vantaggio dell’economia di sistema. Le stime più recenti della IEA prospettano al 2050 un costo di investimento, nel contesto europeo, compreso tra i 3.000 e i 5.000 USD/kW in funzione della diffusione della tecnologia. Sulla base di queste stime, il costo di generazione (Levelized Cost of Energy) relativo agli impianti SMR ed AMR sarebbe compreso tra i 70 e i 110 USD/MWh, risultando confrontabile con quello di altre opzioni tecnologiche (ad esempio il costo di generazione delle fonti rinnovabili non prevedibili qualora comprensivo dei costi legati ai sistemi di accumulo necessari per garantire la continuità della fornitura). A fronte di questi indubbi aspetti economici favorevoli, oltre alla programmabilità della fornitura, è auspicabile tuttavia un adeguato sostegno pubblico allo sviluppo del nucleare, come avvenuto con successo per lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Il supporto pubblico, secondo lo studio, dovrà manifestarsi lungo tre successive fasi di implementazione: costruzione di partnership internazionali e rafforzamento della filiera industriale; realizzazione dei primi impianti con coinvolgimento della supply chain nazionale; ampliamento della flotta con diffusione della tecnologia e supporto agli utenti finali.

Il rapporto in particolare precisa che “il settore industriale potrebbe trarre amplissimo beneficio dall’introduzione del nucleare nel mix energetico, essendo oggi il principale consumatore tanto di energia elettrica (40% circa dei consumi nazionali totali), di calore prodotto in cogenerazione (oltre l’80% del consumo totale), nonché forte consumatore di gas (e in prospettiva di idrogeno) per la produzione diretta di calore (25% del consumo totale), specialmente in alcuni dei processi produttivi hard-to-abate che richiedono temperature molto elevate”.

Un reattore modulare SMR a fissione nucleare

Filiera industriale

In Italia oltre 70 aziende operano già nel settore nucleare e coprono diversi settori della filiera, dalla progettazione dei reattori alla produzione di componenti, fino alla manutenzione degli impianti. Molte imprese associate a Confindustria hanno manifestato interesse ad ampliare il proprio coinvolgimento nel settore. L’attività dell’industria, insieme ad enti ed istituti di ricerca e all’università, ha consentito di mantenere attivi centri di competenze tecnico-scientifiche relativi sia allo sviluppo tecnologico che alla filiera industriale. Le aziende italiane coprono molteplici segmenti della filiera nucleare, quali la progettazione del nocciolo, dei sistemi di sicurezza, e degli impianti sperimentali per lo studio dei componenti dei reattori raffreddati ad acqua ed a metalli liquidi, oltre alla fabbricazione di componenti e sistemi.

Ampio interesse è stato riscontrato da Confindustria tra le imprese associate ad estendere le proprie attività nel settore nucleare, acquisendo le competenze necessarie alla progettazione e allo sviluppo di componenti e sistemi, a fronte di garanzie di stabilità del programma nucleare e della disponibilità di meccanismi di incentivo. L’ampliamento della capacità della filiera nazionale dovrà avvenire tuttavia in modo coordinato, dando priorità a quelle aree che più necessitano di rafforzamento, e creando condizioni che consentano di costituire consorzi e partnership in grado di generare valore aggiunto per le imprese.

Ricerca e formazione

Lo studio ha valutato che l’avvio e la prosecuzione del programma nucleare in Italia comporterà un volume occupazionale complessivo di circa 117.000 nuovi posti di lavoro. Circa 39.000 di questi sarebbero occupati direttamente nella filiera nucleare, con profili sia specializzati nelle discipline nucleari, che in altre discipline ma con una solida conoscenza del contesto nucleare in cui si troverebbero ad operare. Per rispondere a questa domanda servirà un ampio piano formativo su più livelli e discipline, con un focus comune sulla sicurezza nucleare.

La vastità di questa azione rende essenziale un approccio sistemico ed una pianificazione strategica, anche volta ad integrare politiche industriali e di finanziamento, e che sappia sfruttare al meglio le esistenti eccellenze accademiche, industriali e della ricerca italiane, nonché i programmi e le migliori pratiche internazionali disponibili.

In questa prospettiva risulta essenziale l’istituzione di una cabina di regia, in grado di coordinare le azioni che i diversi attori dovranno attuare, a cominciare dai ministeri coinvolti, oltre alle organizzazioni nazionali, ciascuna secondo il proprio ruolo. La cabina di regia deve inoltre assicurare il continuo collegamento con tutti gli stakeholder nazionali, coinvolti o interessati nel programma nucleare: in tal senso, i gruppi di lavoro della Piattaforma Nazionale per il Nucleare Sostenibile, istituita dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nel settembre 2023, possono rappresentare un valido punto di partenza.

La connessione tra industria, ricerca, istruzione e formazione è essenziale anche relativamente al potenziamento del già avanzato sistema di ricerca nucleare del Paese, che non si è mai arrestato nonostante l’assenza di centrali nucleari sul territorio. È su questa base che devono svilupparsi strumenti di sostegno alla ricerca per mantenere la competitività a livello internazionale, aumentando gli investimenti in programmi dedicati e potenziando le infrastrutture di ricerca. In questo contesto il ruolo dell’industria è fondamentale nel definire e mantenere fermo nel tempo l’obiettivo del miglioramento della produzione e dell’innovazione, e di garantire il costante allineamento con gli standard di sicurezza internazionali.

Reattore a fusione nucleare

Il PRN ENEA e il SET Plan

Per quanto riguarda la ricerca, l’ENEA ha predisposto per il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica il Programma di Ricerca Nucleare (PRN), ai sensi dell’art. 4, comma 2, del DM n. 386/2023. Il programma, del valore di 135 milioni di euro a valere sulle risorse del dispositivo «Mission Innovation», e che sarà oggetto di un Accordo di Programma MASE-ENEA, rappresenta il primo passo del cammino per il rilancio della ricerca in campo nucleare, che dovrà fare da traino per la promozione di un approccio integrato per la realizzazione di un programma nucleare sostenibile in Italia, come atteso dagli esiti dei lavori in ambito PNNS.

Il PRN si articola in 4 Linee di attività, che consistono in:

L’Italia ha inoltre un ruolo attivo anche nell’ambito dello European Strategic Energy Technology Plan (SET Plan), che nel 2016 ha istituito un Working Group sulla Sicurezza Nucleare di supporto al Green Deal europeo con il compito di promuovere attività di R&S sulla sicurezza nucleare, la gestione dei rifiuti, l’efficienza dei processi e la fusione. A seguito del Green Deal, il mandato del Working Group è stato esteso anche alle applicazioni nucleari alternative (produzione di calore e idrogeno) e allo sviluppo di configurazioni innovative (SMR, AMR) in grado di chiudere il ciclo.

[ Marcello Capra – Delegato SET Plan Europeo – MASE ]

 

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