
La misura – contenuta nel Collegato Ambiente alla Legge di Stabilità – si prefigge di sperimentare, in alcune zone, la progressiva conversione dell’economia basata sul ciclo del carbonio e di raggiungere gli standard europei in materia di sostenibilità ambientale
L’«Oil free zone» è un’area territoriale nella quale, entro un determinato arco temporale e sulla base di specifico atto di indirizzo adottato dai comuni del territorio di riferimento, si prevede la progressiva sostituzione del petrolio e dei suoi derivati con energie prodotte da fonti rinnovabili.
Sono, quindi, i comuni interessati, anche tramite unioni o convenzioni fra gli stessi, a promuovere la costituzione di «Oil free zone». Per le aree naturali protette, la costituzione è promossa dagli enti locali d’intesa con gli enti parco.
In queste aree saranno avviate sperimentazioni, concernenti la realizzazione di prototipi e l’applicazione sul piano industriale di nuove ipotesi di utilizzo dei beni comuni, con particolare riguardo a quelli provenienti dalle zone montane, attraverso prospetti di valutazione del valore delle risorse presenti sul territorio.
Nell’ambito delle proprie legislazioni di settore, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano disciplineranno le modalità di organizzazione delle «Oil free zone», con particolare riguardo agli aspetti connessi con l’innovazione tecnologica applicata alla produzione di energie rinnovabili a basso impatto ambientale, alla ricerca di soluzioni eco-compatibili e alla costruzione di sistemi sostenibili di produzione energetica e di uso dell’energia, quali la produzione di biometano per usi termici e per autotrazione. A questi fini, le regioni e le province autonome potranno assicurare specifiche linee di sostegno finanziario alle attività di ricerca, sperimentazione e applicazione delle attività produttive connesse con l’indipendenza dai cicli produttivi del petrolio e dei suoi derivati, con particolare attenzione all’impiego equilibrato dei beni comuni e collettivi del territorio.