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CAMBIAMENTO CLIMATICO, AZIENDE IN CAMPO

clima

Un report CDP evidenzia l’impegno delle imprese per ridurre le emissioni climalteranti. Una sfida che comporta rischi e genera opportunità di business


•• La Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP21) tenutasi lo scorso dicembre a Parigi ha rappresentato, dopo numerosi tentativi falliti, l’ultima chiamata per raggiungere un accordo globale sull’abbattimento delle emissioni di CO2. L’obiettivo dichiarato era il contenimento del surriscaldamento del Pianeta entro i due gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali, con l’impegno a portare avanti sforzi per limitare l’aumento di temperatura a 1,5 gradi.  Il lento ma costante innalzamento della temperatura globale richiede infatti  azioni urgenti per evitare l’aumento di fenomeni estremi (siccità, alluvioni, uragani, scioglimento dei ghiacciai) e le conseguenti ricadute irreversibili sull’ecosistema.
Una grande novità è rappresentata dalla presenza al tavolo, con propositi di riduzione delle emissioni, i grandi assenti della Conferenza di Kyoto come Stati Uniti (che durante l’amministrazione Obama hanno sposato la green economy) e Cina. Per la prima volta ha contribuito attivamente al dibattito anche il settore privato, che in un sistema economico di libero mercato è di fatto il principale attore del processo di decarbonizzazione.
CDP Europe, un’organizzazione no profit internazionale (parte del network globale di CDP) che fornisce ad imprese, governi ed investitori l’unico sistema globale di misurazione e rendicontazione ambientale, ha pubblicato un rapporto rivolto alle politiche europee che analizza le strategie aziendali di fronte al cambiamento climatico. Il documento si basa sugli ultimi dati ambientali forniti da aziende europee che rappresentano il 63% del mercato di capitalizzazione continentale e analizza anche le risposte fornite su tematiche riguardanti foreste, acqua, filiera e città.

Il report CDP

Il documento mostra come le imprese considerano la questione climatica come un rischio ma anche come un’opportunità. Per questo, si stanno muovendo velocemente per contribuire al raggiungimento dei target, ma i loro sforzi non sempre vanno nella giusta direzione.

deforestazione

Analizzando il report, emerge come il 75% delle aziende si è impegnato a ridurre il ricorso alla deforestazione o addirittura eliminarla, e il 96% vede l’approvvigionamento sostenibile delle foreste come un’opportunità (oltre il 10% rispetto ai risultati registrati nel resto del mondo). Tuttavia potrebbero non essere stati ancora programmati piani strutturati per coinvolgere la filiera in questo cambiamento.
Il valore economico dell’acqua è fortemente sottovalutato: il 72% delle aziende considera l’acqua un’opportunità, ma solo il 18% si impegna pubblicamente a migliorarne la gestione. I fornitori delle imprese interrogate sono a conoscenza, almeno in parte, dei rischi climatici legati al loro lavoro. Il 54% dei fornitori europei ha obiettivi di riduzione e l’81% fornisce dati sulle emissioni, dando l’impressione che le aziende europee potrebbero essere degli ottimi candidati per diventare i fornitori a ridotto consumo di fonti fossili nel futuro. Ciò non è però ritenuto sufficiente a garantire un atteggiamento resiliente da parte della filiera nel suo complesso. A risentirne negativamente potrebbero essere le città: più della metà di quelle analizzate da CDP hanno già avuto a che fare con l’impatto del cambiamento climatico, anche se il 59% delle 71 prese in esame si alimenta con energie pulite.

L’impegno serio delle aziende

Complessivamente, i dati evidenziano la leadership delle aziende europee nella lotta al cambiamento climatico: il 99% assegna la responsabilità della gestione della sfida a livello di CdA, perché considera questa tematica cruciale per la stabilità del business.
“Il cambiamento climatico sta avendo un forte impatto sul business europeo, costringendo le aziende ad adattarsi ai cambiamenti al fine di poter garantire prosperità” spiega Steven Tebbe, CDP Europe Managing Directo. “Aziende, città ed investitori vedono l’importanza di creare sinergia fra i contesti in cui operano: l’economia, l’ambiente e il clima, nonché integrarli nella propria gestione ambientale. La rendicontazione non finanziaria può aiutare i leader aziendali a prendere le migliori decisioni per adattarsi ai cambiamenti climatici e incrementare la competitività di lungo termine”.
Un concetto condiviso da Caterina Salb, coautrice del report e consulente per le politiche energetiche di Ecofys: “La prova che l’attenzione al cambiamento climatico sia arrivata al tavolo di discussione dei consigli di amministrazione delle aziende europee, arriva direttamente dalle aziende. Non stiamo parlando solo di gestione del rischio ma proprio delle scelte dei leader aziendali che vanno nell’ottica di orientare il futuro verso un vantaggio competitivo a livello globale”.

Dall’Italia al mondo

Particolarmente interessati i risultati che riguardano l’Italia. Il 66% delle imprese del nostro Paese ha stabilito target di emissione assoluti, mentre il resto del mondo è fermo al 44%. Il controllo esterno delle emissioni dirette e indirette è all’81% (64% a livello globale), mentre le emissioni dirette sono abbattute per l’11% (la media degli altri Paesi è il 6%).
In un numero ancora troppo elevato di Paesi le emissioni non vengono ridotte o stanno addirittura crescendo. Accordi internazionali come la COP21 di Parigi hanno il potenziale di spingere il business a guidare il processo di transizione verso un’economia a basse emissioni di anidride carbonica.
Il cambiamento climatico è un rischio serio per il Pianeta, ma è al tempo stesso una sfida che offre al  business potenzialità di nuovi prodotti e mercati. Serve ora maggiore certezza politica e regolamentare, oltre alla definizione dei target di riduzione su base scientifica.
Il report CDP è disponibile online al sito www.cdp.net/europe

Paolo Magnani
[27 Apr 2016]