Si tratta di un programma per rendere più efficace l’azione delle imprese italiane nella lotta ai cambiamenti climatici e per migliorare la propria competitività, attraverso un percorso di riduzione delle emissioni climalteranti, dei consumi energetici e dell’uso di materie prime nel periodo 2017-2020
Serbatori di eco-saggezza per il settore imprenditoriale saranno il programma sull’Economia circolare, che verrà reso pubblico dalla Commissione Europea il 2 dicembre, e la prossima Conferenza delle Parti di Parigi sui cambiamenti climatici (COP21), occasioni destinate a diventare punti di riferimento per orientare il cammino degli investimenti e i modelli di business delle imprese europee e italiane. A sottolinearlo, in occasione di un convegno tenutosi in Confindustria il 18 novembre, è stato Kyoto Club che ha lanciato un’iniziativa volta a supportare le imprese italiane nel cogliere le opportunità offerte dal nuovo quadro normativo. L’obiettivo, ma anche il metodo, è di accelerare le scelte imprenditoriali sulla sostenibilità ambientale avviate negli ultimi anni garantendo ricadute economiche ed occupazionali positive, anche in una fase di difficoltà economica.
Governo, Regioni e Comuni devono quindi impegnarsi per accelerare la transizione in atto della de-carbonizzazione dell’economia e l’abbandono di un modello economico lineare, al fine di ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e materie prime, di aumentare i posti di lavoro nel paese e di limitare gli squilibri ambientali e climatici.
“Essere in grado di vivere nel limite delle risorse disponibili richiede azioni immediate e un impegno individuale e politico consapevole e diffuso. Occorre un cambio di approccio anche da parte del mondo delle imprese, puntando decisamente sulla conservazione e superando il concetto di scarto“, ha dichiarato Catia Bastioli, Presidente Kyoto Club e CEO Novamont che ha mandato un messaggio ai partecipanti.
“La prossima Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite non può interrogarsi soltanto sui target e su quanto ridurre le emissioni: dobbiamo considerare il come, passando da un modello di sviluppo lineare a uno circolare, con le radici nei territori. L’Italia in questo senso ha l’opportunità di diventare un Paese di riferimento“, ha concluso Bastioli.
Secondo Francesco Ferrante, vice-Presidente di Kyoto Club, “l’economia circolare, l’uso efficiente delle risorse, la green economy non sono solo la sfida che serve a combattere i cambiamenti climatici, ma anche la forma che assumerà il nostro sistema economico nel suo complesso nell’immediato futuro. Molte imprese italiane sono già pronte e stanno lavorando con passione e talento nell’innovazione competendo nella globalizzazione del terzo millennio. Attendono adesso di essere rappresentate al meglio nel nostro Paese e nel mondo“.
“Una sempre maggiore efficienza energetica“, ha sostenuto Gianluigi Angelantoni, AD di Angelantoni Industrie Holding e vice-Ppresidente Kyoto Club, “è cruciale e target vincolanti sarebbero auspicabili non solo a livello europeo. Per quanto riguarda l’Italia parliamo di 400.000 aziende e, incluso l’indotto, oltre 3 milioni di occupati. Siamo il primo Paese al mondo nella diffusione di sistemi di smart-metering che rappresentano una componente essenziale per la gestione/riduzione dei fabbisogni energetici (demand-side mangement).“
“Negli ultimi anni si è creato un contesto favorevole – ha detto Gianni Silvestrini al convegno di Roma – Dal punto di vista politico si arriva a Parigi sicuramente meglio rispetto a Copenhagen nel 2009, anche se gli impegni non saranno sufficientemente ambiziosi.” Il direttore scientifico di Kyoto Club ha aggiunto: “Ci saranno altri futuri passaggi che renderanno le azioni più incisive. Evitare di superare i 2 °C si può, non basta l’evoluzione tecnologica, seve ecodiplomazia, movimento dal basso, sharing economy”.








































