La nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN) delinea una nuova prospettiva di governance per la ricerca energetica, con una gestione organica, sia del SET Plan che di Mission Innovation (l’Accordo multilaterale sulla ricerca siglato al COP21 di Parigi). L’obiettivo è quello di creare le condizioni di sistema affinché la partecipazione dell’industria e dei centri di ricerca pubblici e privati italiani ai futuri programmi di ricerca previsti sia dal SET Plan/Horizon 2020 che da Mission Innovation sia più ampia e meno frammentata, arrivi a proporsi efficacemente per un ruolo più incisivo e raccolga maggiori successi di quanto non sia avvenuto in passato
L’Unione dell’Energia è stato il tema chiave nell’agenda dell’Unione Europea fin dal 2015, in stretta sinergia con l’attuazione del Pacchetto Clima-Energia al 2030 e la Conferenza ONU sul clima svoltasi a Parigi. Il lancio dell’Unione dell’Energia chiama tutti gli Stati membri ad un impegno particolare sugli investimenti in ricerca e innovazione per lo sviluppo di tecnologie per la green economy. Il SET Plan rimane lo strumento fondamentale per affrontare le nuove sfide e costituirà nei prossimi anni il punto di riferimento per gli investimenti a livello comunitario, nazionale e regionale, ma anche per gli investimenti privati. In questo contesto si rafforza e diventa strategica anche la partecipazione dell’Italia alla partnership internazionale sulle clean energy Mission Innovation.
Il SET Plan
L’importanza delle tecnologie energetiche e dell’innovazione per conseguire gli obiettivi UE 2020 nel settore delle politiche energetiche e climatiche, ma anche per realizzare gli obiettivi per il 2030 e il 2050, era stata già da tempo riconosciuta dall’Unione, a prescindere dall’implementazione dei vari Programmi Quadro della R&S. Nel 2008 è stato infatti lanciato lo Strategic Energy Technology (SET) Plan come strumento di «spinta della tecnologia» delle politiche energetiche e climatiche. Sono stati messi a disposizione fondi europei, principalmente nell’ambito del Settimo programma quadro di ricerca (7° PQ) mediante la mobilitazione di varie aree tematiche, tra cui «Energia» e «Tecnologie abilitanti fondamentali» (come le ICT e i materiali). Un ulteriore finanziamento significativo è giunto dal Programma energetico europeo per la ripresa (EEPR) e dal programma «Riserva nuovi entranti (NER) 300». Gli investimenti pubblici e privati a favore dello sviluppo tecnologico per i settori del SET Plan sono passati da 3,2 miliardi di euro nel 2007 a 7,1 miliardi nel 2011. Al momento l’industria è all’origine di quasi il 70% degli investimenti totali di ricerca e sviluppo delle priorità del SET Plan mentre gli Stati membri partecipano per il 20% e la Commissione europea per il 10%.
Nuova strategia per il 2020 e oltre
Il 25 febbraio 2015 la Commissione europea ha adottato una Comunicazione, intitolata «A Framework Strategy for a Resilient Energy Union with a Forward-Looking Climate Change Policy». Nella Comunicazione sono individuati cinque obiettivi strategici prioritari per la realizzazione dell’Unione dell’energia:
1) sicurezza energetica;
2) un mercato interno dell’energia pienamente integrato;
3) efficienza energetica come contributo alla riduzione della domanda di energia;
4) de-carbonizzazione dell’economia;
5) un’«Unione dell’Energia» per la ricerca, l’innovazione e la competitività.
Questi obiettivi rappresenteranno le priorità della politica energetica europea per i prossimi anni e ne dovranno essere ulteriormente sviluppate le sinergie con la politica estera e di sicurezza. I rischi per gli approvvigionamenti evidenziati dalle crisi recenti hanno fornito l’impulso iniziale per la riapertura del dibattito sulle politiche energetiche europee.
In merito alla futura governance, obiettivi e impegni degli Stati membri potranno essere adeguatamente valutati, anche nel quadro della revisione di medio-termine della Strategia Europa 2020. Le politiche ambientali e climatiche sono fondamentali per affrontare le sfide derivanti dalla governance economica dell’Unione. La realizzazione dell’Unione dell’energia dovrà rafforzare i meccanismi di cooperazione e fiducia reciproca tra gli Stati membri, fornendo un modello utile anche per più ampi sviluppi del processo di integrazione.
In questo contesto in rapida evoluzione, di particolare importanza è il rinnovato impegno previsto dall’Unione per l’Energia per gli investimenti in ricerca e innovazione per lo sviluppo di tecnologie per la green economy. Il SET Plan rimane lo strumento fondamentale per affrontare le nuove sfide. Costituirà il punto di riferimento per gli investimenti a livello di UE, nazionale e regionale, ma anche per gli investimenti privati a favore della ricerca e dell’innovazione nel settore energetico.
Sistemi evoluti di sostegno alla ricerca applicata del tipo di Horizon 2020 oppure NER 300, ma anche un uso efficace e sinergico con Horizon dei Fondi Strutturali 2014-2020, devono essere in grado di sostenere lo sviluppo di nuove tecnologie sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica (in particolare nel settore residenziale e urbano), con una governance delle attività sempre più efficace ed efficiente.
L’«Unione per l’Energia» prevede per l’innovazione sei priorità declinate in dieci azioni-chiave (figura 1) sulle quali gli Stati membri e i principali stakeholder di settore si stanno confrontando per definire:
• il livello di ambizione in termini di priorità e finanziamenti;
• le modalità di implementazione per ciascuna azione-chiave;
• i prodotti attesi dalle attività di Ricerca e sviluppo e i tempi necessary per il conseguimento dei risultati.

Come è emerso anche dalla recente Conferenza SET Plan svoltasi a Bratislava, la ricerca e l’innovazione nel settore dell’energia devono essere impostate secondo un approccio olistico, con obiettivi orientati non solo sulle singole tecnologie ma anche sulla loro integrazione a livello di sistema. In questa prospettiva la roadmap integrata del SET Plan è la base ideale per sviluppare collaborazioni in grado di traguardare gli obiettivi posti dalle sfide del cambiamento climatico e della transizione energetica.
L’evoluzione verso la Smart Energy
La Commissione europea nella prospettiva dell’«Unione per l’energia» ha lanciato una consultazione sulla riforma del mercato elettrico finalizzata a stabilire un new deal con i consumatori, in termini di reti e case «intelligenti», gestione e protezione dei dati di consumo. Infatti le comunità e i singoli cittadini europei sono pronti ad assumersi responsabilità crescenti nel gestire il proprio consumo di energia e partecipare attivamente al mercato dell’energia. Ciò comporta ovviamente un uso crescente e diffuso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per la gestione di grandi volumi di dati necessari per ottimizzare e gestire in tempo reale i flussi di energia.
Nella sfida di integrare le energie rinnovabili, la rete elettrica europea continua ad essere ai primi posti nel mondo per continuità della fornitura. L’Europa è anche all’avanguardia nei brevetti per i componenti di potenza che contribuiscono alla stabilità della rete. Tuttavia, l’Europa non ha una posizione analoga per quanto riguarda i servizi «intelligenti» ai consumatori. Questo è un rischio, perché sono i leader tecnologici che fissano gli standard per la trasformazione digitale del settore energetico.

La predisposizione di reti elettriche sempre più attive, pronte ad integrare la crescente produzione delle fonti rinnovabili è un fattore determinante per progredire verso un nuovo sistema energetico più efficiente, sicuro ed affidabile. Attingendo alle aree tecnologiche dell’elettronica, dell’informatica e delle telecomunicazioni, vengono introdotti nuovi dispositivi per monitorare e controllare la rete, e per analizzare i dati e regolare i flussi di energia in tempo reale. È, infatti, necessario riuscire ad ottimizzare al massimo il potenziale derivante dalla modulazione dei carichi, incentivando la capacità di risposta della domanda ai segnali di prezzo e rimuovere gli ostacoli normativi, per avere un consumatore (sempre più prosumer) consapevole e attivo nella partita dell’efficientamento energetico (figura 2).
Significativi sono stati negli ultimi anni gli investimenti di settore in Europa, con un primato da parte italiana, soprattutto grazie all’installazione degli «smart meters» (figura 3).

Le principali criticità legate allo sviluppo della filiera «smart energy» sono tuttavia rappresentate dagli aspetti della comunicazione e degli standard, che devono essere aperti e non basati su protocolli proprietari in modo da poter implementare un sistema aperto alle innovazioni tecnologiche. L’implementazione generalizzata dei nuovi sistemi di smart metering necessita tuttavia di consistenti investimenti (dell’ordine di alcune decine di miliardi), i cui benefici attesi variano in funzione del tempo e in relazione ai diversi stakeholder considerati. Tutto ciò richiede che ogni singolo piano di investimento debba essere basato su una corretta analisi costi-benefici ex ante, nonché sul monitoraggio nelle diverse fasi di installazione. Inoltre, occorre concentrarsi non solo sull’evoluzione dell’hardware ma anche sulle modalità che possano permettere al consumatore di fruire effettivamente delle informazioni sui propri profili di consumo. Infine, dal lavoro svolto in questi anni emerge sempre più la necessità di adottare per la smart energy un approccio integrato, una visione unitaria e sinergica, proprio come avviene nello sviluppo delle Smart cities, dove ciascun sottosistema – infrastrutture, mobilità, edilizia, ambiente, governance, inclusione sociale – è trattato, in ottica sinergica, all’interno di un sistema integrato. Lo sviluppo delle Smart cities, unitamente alle tecnologie abilitanti quali smart grids, smart meters e infrastrutture digitali, può quindi diventare una priorità importante per il Paese, con progetti che rispondano alle diverse esigenze del territorio e al tempo siano competitivi e bancabili.
Il Programma Horizon 2020
Per quanto riguarda la partecipazione italiana a Horizon 2020, nel triennio 2014-2016, nonostante una forte dinamicità della presenza italiana con oltre 2.300 operatori partecipanti ai bandi, il tasso di successo dei progetti a coordinamento italiano è stato pari al 9,4% (media UE 14,5%), con un contributo finanziario per l’Italia che è stato pari a 112,4 milioni di euro (7,8% del budget allocato). Questo dato, ancorché parziale e riferito solo al primo triennio, può essere confrontato con i risultati del 7° Programma Quadro 2007-2013 (12%).
Qui nel seguito è illustrato il quadro di sintesi della partecipazione italiana nel triennio 2014-2016 (figura 4):

Mission Innovation
Mission Innovation è un esercizio multilaterale su base volontaria con lo scopo primario di accelerare i processi di innovazione delle tecnologie clean sia in ambito pubblico che privato attraverso l’impegno dei Paesi aderenti (al momento 22 compresa l’Italia[1] a cui si è aggiunta la Commissione europea) di raddoppiare (doubling) il valore del portafoglio delle risorse pubbliche dedicate alla R&S delle tecnologie clean. In figura 5 è illustrato il concetto di doubling.
Il driver principale dell’iniziativa risiede nella lotta al cambiamento climatico attraverso una strategia di lungo periodo che pone al centro i processi di innovazione e sviluppo delle tecnologie pulite.

Questo impegno dei Governi si va ad interfacciare ad un impegno da parte di un gruppo di investitori privati[2] provenienti da diversi Paesi e riuniti nell’iniziativa Breakthrough Energy Coalition (BEC), allo scopo di portare nuove tecnologie zero-emission sul mercato.
L’Italia ha presentato alcune ipotesi di aumento della spesa, tenendo in considerazione a livello programmatico quanto già elaborato nell’ambito del SET Plan. Secondo le prime stime, l’incremento di spesa pubblica per ricerca e sviluppo nel settore delle energie pulite dovrà essere, a regime, di oltre 220 milioni di euro annui entro il 2021.
In occasione della COP22 di Marrakesh sono state lanciate le cosiddette «7 Challenges» o sfide tecnologiche sulle quali verranno avviate le prime attività di ricerca in collaborazione tra i vari paesi aderenti all’accordo:
- Smart Grids Innovation Challenge – to enable future grids that are powered by affordable, reliable, decentralised renewable electricity systems.
- Off-Grid Access to Electricity Innovation Challenge – to develop systems that enable off-grid households and communities to access affordable and reliable renewable electricity.
- Carbon Capture Innovation Challenge – to enable near-zero CO2 emissions from power plants and carbon intensive industries.
- Sustainable Biofuels Innovation Challenge – to develop ways to produce, at scale, widely affordable, advanced biofuels for transportation and industrial applications.
- Converting Sunlight Innovation Challenge – to discover affordable ways to convert sunlight into storable solar fuels.
- Clean Energy Materials Innovation Challenge – to accelerate the exploration, discovery, and use of new high-performance, low-cost clean energy materials.
- Affordable Heating and Cooling of Buildings Innovation Challenge – to make low-carbon heating and cooling affordable for everyone.
Il MiSe, quale capofila italiano dell’esercizio, ha attivato due livelli di azione: uno con i principali Enti di Ricerca operanti sulla R&S energetica (ENEA, CNR e RSE) ed uno con gli altri Ministeri interessati (MAECI, MEF, MATTM, MIUR). Gli enti hanno risposto con impegno, mostrando interesse fin dall’inizio per le varie Sfide, attivando una rete di ricercatori ed esperti di adeguato spessore. Resta critico tuttavia il reperimento delle risorse aggiuntive necessarie per consentire il raddoppio della spesa per R&S nei termini prestabiliti.
L’Italia ha assunto il coordinamento della prima «Sfida» (smart grids), congiuntamente a India e Cina, rafforzando l’impegno italiano nel settore, riconosciuto a livello internazionale fin dal G8 dell’Aquila, che ha portato alla costituzione dell’iniziativa ISGAN in ambito Agenzia Internazionale dell’Energia. Sulle altre Sfide l’Italia ha dimostrato di poter giocare un ruolo importante e di essere pronta, con i principali Enti e Organizzazioni di ricerca, a contribuire ai gruppi di lavoro che si sono costituiti su base volontaria, confermando l’interesse a partecipare ai lavori o quanto meno a scambiare informazioni sulle attività. In particolare il sistema nazionale ha mostrato interesse sui carburanti alternativi, sui materiali innovativi e sul riscaldamento e raffreddamento zero emission.
Conclusioni
Nel corso del 2016 il SET Plan europeo è entrato nella fase attuativa dell’Unione dell’Energia e tutto ciò, unitamente agli impegni sottoscritti nell’ambito di Mission Innovation, richiederà nei prossimi anni uno sforzo ingente in termini di ricerca, sviluppo e dimostrazione di nuove tecnologie energetiche, indispensabili per il conseguimento degli obiettivi futuri, al pari degli strumenti pubblici di mercato e degli incentivi a sostegno della domanda e dell’offerta.
Tutto ciò suggerisce una gestione organica della ricerca nel settore dell’energia, sia del SET Plan che di Mission Innovation, per migliorare l’efficienza e l’efficacia delle risorse stanziate. Parrebbe pertanto opportuno, nelle more della definizione della nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN), che indichi le priorità e la determinazione delle misure indispensabili per conseguire gli obiettivi individuati, aggiornare anche priorità, indirizzi e valutazioni di competitività nel settore delle tecnologie energetiche.
L’obiettivo è quello di creare le condizioni di sistema affinché la partecipazione dell’industria e dei centri di ricerca pubblici e privati italiani ai futuri programmi di ricerca previsti sia dal SET Plan / Horizon 2020 che da Mission Innovation sia più ampia e meno frammentata, arrivi a proporsi efficacemente per un ruolo più incisivo e raccolga maggiori successi di quanto non sia avvenuto in passato.
La dimensione regionale è inoltre strategica dato il ruolo crescente delle Regioni nelle politiche di innovazione della prospettiva europea. Sarà quindi necessario attrezzarsi anche per articolare in modo adeguato la relazione tra le priorità nazionali e l’impegno delle Regioni nell’utilizzo dei Fondi di Coesione nel quadro offerto dal SET Plan. Uno dei punti critici ed al tempo stesso cruciali per il successo italiano sarà la combinazione dei criteri basati sull’eccellenza (tipici della competizione in Horizon 2020) con i criteri della dimensione territoriale.
[ Marcello Capra ]
Delegato SET Plan
Ministero dello Sviluppo economico
[1] Paesi: Australia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Norvegia, Olanda, Arabia Saudita, Corea del Sud, Svezia, EAU, Regno Unito e USA.
[2] Alcuni dei partecipanti: Bill Gates, Jeff Bezos (Amazon), John Arnold (Arnold Foundation), Richard Branson (Founder of Virgin Group), Jack Ma (Alibaba Group), Patrice Motsepe (African Rainbow Minerals), George Soros, Meg Whitman (Hewlett Packard Enterprise), Mark Zuckerberg and Priscilla Chan.







































