
di Corrado Clini • La seria e puntuale politica che il Ministero dell’Ambiente attua a sostegno di attori pubblici e privati che si muovono sul palcoscenico della sostenibilità ha, come finalità principali, la difesa del territorio, l’incentivo alla produzione di energia da fonti rinnovabili e l’efficientamento energetico del costruito
I cambiamenti climatici, di cui ormai si hanno purtroppo sempre più concrete testimonianze nelle condizioni meteorologiche e nei dissesti ambientali che talvolta ne conseguono, richiedono con urgenza una gestione oculata del nostro straordinario patrimonio naturalistico e ambientale, attraverso la messa in atto di politiche di prevenzione del rischio da dissesto idrogeologico. In questa direzione, oltre alla lotta all’abusivismo edilizio, è necessario operare per la riduzione delle emissioni di gas serra, attraverso politiche in campo energetico, dei trasporti e delle infrastrutture. Due azioni distinte concorrono al raggiungimento di questo obiettivo:
• il potenziamento della produzione di energia da fonti rinnovabili, investendo su ricerca e sviluppo e sullo snellimento delle connesse procedure autorizzative;
• la riduzione dei consumi energetici del parco costruito.
Tali azioni non produrranno miracoli, tantomeno dall’oggi al domani, ma se gli sforzi di ognuno tendessero fattivamente e continuativamente all’obiettivo comune, in tempi ragionevolmente rapidi potremmo conseguire risultati concreti e duraturi. I settori da sostenere e sviluppare sono oramai universalmente noti; vediamo piuttosto quali sono i provvedimenti che il Ministero sta mettendo in campo per permetterne un rapido sviluppo.
Difesa del territorio e dei cittadini
La difesa del territorio da nuovi disastri ecologici è una delle priorità del nuovo Governo. Effettivamente i costi sociali e ambientali che ne conseguono ogni volta sono elevatissimi, tanto da rendere a volte più economico evacuare le zone a rischio piuttosto che proteggerle. I cambiamenti climatici in atto, che danno luogo ad eventi meteorologici estremi sconosciuti ancora in un recente passato, ne costituiscono la causa principale, da vedersi però unitamente ad una connaturata fragilità del territorio italiano. Per prevenire nuovi dissesti idrogeologici occorre quindi investire in una costante opera di prevenzione allo scopo sia di evitarne gli altissimi costi sociali ed economici e sia di tutelare il nostro straordinario patrimonio naturalistico e ambientale. L’attuale sistema di difesa non pare essere sufficientemente adeguato alle caratteristiche orografiche e di vulnerabilità del nostro territorio che rendono il problema idrogeologico di non facile soluzione, soprattutto in funzione degli effetti derivanti dai cambiamenti climatici in atto.
La politica futura del Ministero sarà dunque preventiva e – laddove lo necessiti – anche correttiva, sia per evitare disastri ecologici sia, soprattutto, per proteggere l’incolumità delle cittadinanze. Per la messa in sicurezza del territorio e dei cittadini occorre iniziare un processo di riordino ed eventuale aggiornamento delle leggi urbanistiche e regionali nonché delle regole di uso del territorio, da modificare, integrare o aggiornare in modo da ridefinirne i termini. Il Ministero ha quantificato in 40 miliardi di euro circa l’ammontare degli interventi complessivi che saranno prossimamente varati, cifra che potrà essere maggiore se si considera la possibile partecipazione del settore privato. In questo senso va letta l’esigenza di rivedere i vincoli del patto di stabilità per assicurare risorse, sotto forma di incentivi, agli interventi per la messa in sicurezza del territorio con opere o con azioni mirate per progetti di manutenzione e/o prevenzione.
Il Ministero rigetta poi con durezza l’ipotesi di ulteriori condoni, specialmente se a favore di edifici che siano stati realizzati laddove non potevano essere eretti.
Per questo, per quanto attiene ai vincoli paesaggistici, non vi sarà nessun generico allentamento del quadro normativo esistente, né è prevista una maggiore elasticità per il rispetto di tali vincoli, anche se deve essere valutata positivamente la richiesta di sottrarre all’autorizzazione paesaggistica interventi di prevenzione del rischio idrogeologico. In pratica, laddove gli Enti competenti decidessero l’abbattimento di un edificio fatiscente gravante sul letto di un corso d’acqua in una zona ad alto rischio o qualora fossero necessarie opere urgenti di messa in sicurezza del territorio quali il rafforzamento degli argini di un fiume, si potrebbe valutare l’ipotesi di esentare dalla autorizzazione paesaggistica tali interventi, chiaramente finalizzati a tutelare il paesaggio.
Un deciso impegno nel settore energetico
Per raggiungere l’obiettivo di una decisa contrazione delle emissioni di gas serra, in ottemperanza alle direttive europee e per contrastare i cambiamenti climatici, occorre agire efficacemente e velocemente e molto può essere fatto grazie alle misure a sostegno che il Governo intende prendere in campo energetico, dei trasporti e delle infrastrutture. Un primo obiettivo sarà proprio quello di incrementare il fotovoltaico, cercando di agevolare la produzione di grandi quantità di energia anche su superfici di dimensione medio-piccola. A questo proposito vale ricordare che attualmente si utilizza soltanto il 10-12% dell’energia solare: il potenziale di sviluppo è quindi enorme ed il settore dovrebbe poter compiere, nei prossimi anni, un salto tecnologico simile a quello fatto registrare dalla fine degli anni ‘80 dalla telefonia e dalle telecomunicazioni. Tuttavia questo sviluppo non dovrà essere selvaggio e tantomeno a scapito dei terreni agricoli, come sta purtroppo ancora oggi accadendo.
Occorre investire anche sull’eolico, specie per gli usi civili. Il progetto «Powered», basato sul programma transfrontaliero IPA, consiste nel monitoraggio del vento nell’Adriatico, in modo da rilevare dati meteo utili alla proficua installazione di parchi eolici lungo tutte le regioni adriatiche italiane e degli Stati costieri balcanici. Obiettivo governativo quello di far sì che lo studio non resti mera esercitazione scientifica ma dia l’avvio ad adeguati investimenti industriali, come del resto già accade in diverse altre nazioni europee, con positive ricadute economiche ed occupazionali tanto nei siti una volta a regime, quanto in tema di forniture e cantieri. Occorre a questo proposito che venga accelerato l’iter attuativo del decreto legislativo del 3 marzo 2011, n. 28 che ridefiniva la cornice di riferimento per il sostegno all’energia da fonti rinnovabili.
In affiancamento al fotovoltaico è parimenti necessario potenziare le fonti rinnovabili, investire su ricerca e sviluppo ed agire sul fronte della convenienza, riconoscendo sgravi fiscali e/o vantaggi economici a supporto di iniziative di tutela dell’ambiente.
Il sostegno all’Eco-Building
Il Piano Energetico Nazionale punterà soprattutto sul fotovoltaico dedicato al settore industriale ed edilizio, ma a questo si affiancherà, con un occhio volto prevalentemente ai piccoli soggetti privati, il Fondo rotativo di Kyoto, di complessivi 600 milioni di euro (200 all’anno), essenzialmente destinato al sostegno di interventi su: efficienza energetica; diffusione di mini impianti per la produzione di elettricità, calore e freddo; impiego di rinnovabili di piccola taglia e promozione di nuove tecnologie.
Sempre nel campo dell’edilizia va ricordata la proroga, per tutto l’anno 2012, della detrazione fiscale del 55% per interventi di risparmio ed efficienza energetici, ora estesa anche alle spese per interventi di sostituzione di tradizionali impianti per la produzione di acqua calda sanitaria con pompe di calore. Tale detrazione, che per quest’anno dovrebbe comportare un saldo positivo di circa 9 miliardi di euro, a partire dal primo gennaio 2013 verrà ridotta al 36% ma, per contro, diverrà definitiva. Si fornisce in questo modo risposta alla richiesta di imprese e associazioni di settore di una maggiore stabilità normativa, in modo da poter programmare adeguatamente gli investimenti.
Sebbene sia evidente l’impegno del Governo per aumentare le fonti di energia rinnovabili occorre anche evidenziare come, tutti gli sforzi sinora effettuati, potrebbero restare vani se non saremo parallelamente riusciti a snellire l’iter autorizzativo per questi impianti.
Due, quindi, gli impegni fondamentali che il Governo si assume per il breve periodo: definire un percorso autorizzativo certo ed univoco per gli impianti rinnovabili e fornire garanzie di lungo periodo a questo settore.