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COP 27: appello per il clima

Il più grande incontro annuale sull’azione per il clima si svolgerà a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dal 6 al 18 novembre. Tra i temi presenti sul tavolo di confronto: l’emergenza climatica, la riduzione urgente delle emissioni di gas serra, gli impegni per il sostegno ai Paesi in Via di sviluppo

 

Al via l’edizione numero 27 dell’appuntamento annuale sul clima organizzato dall’ONU che chiama a raccolta i Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. La Conference of Parties (acronimo di COP) si terrà a Sharm El-Sheikh, in Egitto, dal 6 al 18 novembre. Prevista la partecipazione di 40 mila delegati provenienti da tutto il mondo. I negoziati fra i delegati saranno ospitati presso lo Sharm el-Sheikh International Convention Center. I giovani, gli imprenditori, gli accademici e gli artisti provenienti da tutto il mondo potranno invece accedere ad un’area di 22.500 metri quadrati dove si terranno eventi, laboratori, confronti.

I Capi di Stato e di Governo sono invitati al «Summit di attuazione per il clima» previsto per il 7 e 8 novembre. All’incontro, a cui parteciperà anche la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, saranno affrontati 6 temi strategici:

  • Transizione giusta
  • Sicurezza alimentare
  • Finanza innovativa per il clima e lo sviluppo
  • Investire sul futuro dell’energia
  • Sicurezza idrica
  • Cambiamento climatico e sostenibilità delle comunità vulnerabili

Il 9 novembre sarà affrontato il tema della Finanza, il 10 della Scienza e dei Giovani, l’11 della Decarbonizzazione, il 12 dell’Adattamento e dell’Agricoltura, il 14 del Genere e dell’Acqua, il 15 della Società civile e dell’Energia, il 16 della Biodiversità, il 17 delle Soluzioni. Il 18 previsto l’atto conclusivo della conferenza con la trattativa fra i paesi e il documento finale.

La Conferenza, che avrà come tema portante, le direttive per contrastare i cambiamenti climatici con efficacia, farà un bilancio rispetto agli impegni presi alla COP 26 di Glasgow, cioè come mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C. Obiettivo non facile da raggiungere, tenendo conto che le temperature medie globali sono già salite di 1 grado e che le emissioni globali di gas serra non stanno scendendo.

Voce «contro» l’evento la protesta per il greenwashing, ossia l’«ecologismo di facciata», sollevatasi con più forza dopo che la multinazionale Coca Cola ha fatto capolino tra gli sponsor della manifestazione.

Dopo Glasgow

L’inviato speciale italiano per il clima l’ambasciatore Alessandro Modiano, chiamato ad avere un ruolo chiave nei negoziati, ha confermato come fondamentale sarà la riconferma degli impegni presi a Glasgow. A fronte dell’attuale crisi energetica e di conflitto il rischio è un rallentamento del cammino verso la decarbonizzazione e la lotta alle emissioni. Sarà dunque importante capire se ci saranno indecisioni anche in merito agli investimenti.

A un webinar in previsione della Conferenza di Egitto Modiano ha sottolineato come “la crisi geopolitica abbia conseguenze profonde sulle politiche per il clima. Nel breve periodo anche la UE ha dovuto adottare decisioni non in linea con i suoi target. Le tensioni su Taiwan hanno ridotto la propensione della Cina a collaborare“. Nonostante questo, Modiano sottolinea al contempo come “la UE ha mandato il messaggio politico che, al di là dell’emergenza, resta ferma sui suoi obiettivi climatici“. In merito alla posizione del nostro Paese al Summit, “il nuovo Governo – ha spiegato – ha lanciato un segnale importante, con la partecipazione della premier e del ministro dell’Ambiente. Andiamo con tutte le forze che abbiamo per mostrare l’impegno del Paese“. L’Italia si impegna dunque per la mitigazione e “confermerà il raddoppio della finanza per l’adattamento“. Il 7 novembre il nostro Paese presenterà il suo «Fondo per il clima».

La conferenza in Egitto, sottolinea Modiano, punterà i riflettori sui paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. Tema caldo dell’incontro saranno infatti gli investimenti e i finanziamenti da destinare ai Paesi che più di altri fanno i conti con i danni provocati dai cambiamenti climatici.  Si tratta di sostenere i Paesi africani con 100 miliardi di dollari necessari per la realizzazione di infrastrutture, per la diffusione di sistemi di allerta di eventi estremi, di coltivazioni resistenti alla siccità, di sostegno per la produzione di energia rinnovabile. Alessandro Modiano in merito ricorda il Fondo italiano per il clima da 840 milioni all’anno (800 milioni concessi e 40 a fondo perduto) per 5 anni destinato alle politiche climatiche dei paesi in via di sviluppo. “L’anno scorso alla COP 26 di Glasgow l’Italia ha deciso questo Fondo per il clima – ha spiegato Modiano -. È il nostro contributo al fondo da 100 miliardi all’anno per aiutare i Paesi in Via di Sviluppo a decarbonizzare previsto nell’Accordo di Parigi. I decreti attuativi sono alla Corte dei Conti, contiamo di cominciare a utilizzarlo nelle prossime settimane“.

In tema di mitigazione i Paesi sono chiamati a confermare la loro collaborazione per ridurre le emissioni atte a limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 °C. Sono in crescita le temperature globali che, aumentate di 1,1 °C, stanno raggiungendo l’1,5 °C, come stimano gli scienziati dell’IPCC (L’Intergovernmental Panel on Climate Change). Il report presentato prima della Conferenza delle parti sul clima dall’UNEP dal titolo «The Closing Window» relativo alle emissioni, sottolinea come siamo lontanissimi dagli accordi di Parigi. Sarà quindi quasi impossibile contenere le temperature entro i +1,5 °C e senza una decisiva presa di posizione, a fine secolo si potrà registrare un aumento della temperatura di 2,8 °C.

Intanto la guerra in Ucraina allunga la sua ombra sull’evento. Il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres invita a scongiurare che gli orrori della guerra possano “far finire nel dimenticatoio l’azione per il clima“. Un pensiero che nasce dall’evidente necessità dei governi di tutelare la sicurezza degli approvvigionamenti del gas e di regolarne i prezzi sul mercato che può nuocere alla priorità Clima. A rischio, dunque, gli obiettivi climatici dell’Unione europea di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 con l’obiettivo di raggiungere nel 2050 le emissioni zero. Necessario anche sostituire le fonti russe in modo sostenibile. Per Guterres, l’unica via percorribile “per la sicurezza energetica, prezzi stabili e un pianeta vivibile” è la transizione verde e le energie rinnovabili.

Una teoria sostenuta anche dal Commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, che ribadisce come errore da evitare il ritardare la transizione verde con soluzioni non sostenibili. Una politica che, spiega Gentiloni, richiede fondi “aggiuntivi per oltre 500 miliardi di euro all’anno per i prossimi anni”, che anticipa nuove proposte UE per rinforzare “la potenza di fuoco del RePowerEu con risorse da destinare alla lotta al caro energia e – a cascata – alla transizione pulita”.

Il Ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, Presidente designato della COP27, in vista della Conferenza sul Clima, ha sottolineato l’importanza di poter contare su una finanza “appropriata ed equa” per raggiungere un’azione climatica efficace. “Ritardare l’azione la renderà solo più dura e più costosa” sottolinea Shoukry che ha sostenuto l’importanza di coltivare alla COP un “senso di reciproca fiducia e comprensione”; è necessario, ha detto, “essere all’altezza del momento, mostrare leadership e mettere da parte interessi nazionali ristretti”.

[ Roberta Di Giuli ]

 

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