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Le 5 specie più minacciate del Mar Mediterraneo

Il dott. Leonardo Tunesi, Responsabile dell’Area Tutela Biodiversità, Habitat e Specie Marine Protette per ISPRA analizza la biodiversità che contraddistingue i mari italiani e le specie principali meritevoli di tutela in un focus di «In a Bottle» sul tema della biodiversità marina

Il mare è il motore che muove il mondo

I nostri mari sono indispensabili per garantire la vita sulla Terra: le acque regolano il clima del nostro Pianeta, producono ossigeno, forniscono nutrimento e sono fonte di sussistenza per centinaia di milioni di essere umani. Dati incontrovertibili mostrano che la biodiversità degli oceani, a tutti i suoi livelli, è in forte diminuzione a causa degli impatti diretti e indiretti delle pressioni determinate dalle attività umane. Le risorse marine sono spesso considerate infinite: ma non è così. Ciò ha portato il mare ad avere una condizione di forte stress dovuto principalmente all’eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche. Inoltre, cambiamenti climatici e acidificazione degli oceani sono e saranno sempre più fonte di perdita di biodiversità, soprattutto negli ecosistemi costieri più sensibili.

Le ultime stime effettuate sulla biodiversità marina del Mediterraneo indicano la presenza di circa 17.000 specie. La biodiversità del Mediterraneo rappresenta, a seconda dei gruppi tassonomici, dal 4 al 25% della diversità di specie marine globali. Il Mediterraneo contiene circa il 7,5% delle specie mondiali in una superficie pari a 0.82%. Si può quindi dedurre che la ricchezza di specie per area è circa 10 volte superiore alla media mondiale.

Il Mediterraneo è stato definito «sotto assedio» a causa dell’intensa pressione esercitata dalle attività umane.

I progetti per la protezione del mediterraneo

MERCES (Marine Ecosystem Restoration in Changing European Seas), progetto finanziato dall’UE, approfondendo le conseguenze dell’interazione tra esseri umani, ambiente e specie marine intende proporre operazioni di restauro degli ambienti marini. Il concetto di «restauro/recupero» consiste, da un lato, nella rimozione dell’impatto antropico, e dall’altro al ripristino di equilibri strutturali e funzionali dell’ecosistema.

I prossimi 20 anni vedranno una vera e propria corsa all’oro nei mari del Mediterraneo: è il risultato della prima analisi svolta nel bacino sugli scenari di sviluppo di tutte le attività produttive. Lo studio MedTrends analizza 10 settori economici marittimi chiave, illustrando e mappando il loro stato attuale e le tendenze future di sviluppo (fino al 2030), i fattori che li guidano, le loro interazioni e i relativi impatti ambientali.

Le 5 specie più a rischio

La protezione della biodiversità marina richiede l’impegno concreto, in prima persona, di ognuno di noi: dal consumo di specie ittiche pescate sostenibilmente, al corretto comportamento in spiaggia o al mare, così come alla semplice adozione delle pratiche più corrette per evitare che i rifiuti finiscano in mare. Il dott. Leonardo Tunesi, Responsabile dell’Area Tutela Biodiversità, Habitat e Specie Marine Protette per ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) segnala 5 specie minacciate, emblematiche dei mari italiani, ognuna con una particolare peculiarità e ruolo nel garantire l’equilibrio dell’ambiente marino:

1) Foca Monaca (Monachus monachus Hermann): mammifero pinnipede appartenente alla famiglia delle Phochidae. È una specie minacciata di estinzione, di cui sopravvivono in natura meno di 700 esemplari. La sua storia è molto particolare ed essa è infatti simbolo di molte città sulla costa; tra tutte spicca quella relativa alla Grotta del Bue Marino, una degli ambienti ipogei più belli del Mediterraneo, situata lungo il Golfo di Orosei nella parte orientale della Sardegna. Infatti la grotta viene chiamata proprio con il soprannome che i pastori sardi davano alla foca monaca poiché la sagoma affusolata, il comportamento mite e il verso ricordavano un bue. Le foche hanno abitato questa grotta fino agli anni ‘50 e poi la troppa antropizzazione ne ha causato la scomparsa. Discorso simile è accaduto a Capraia dove però circa una settimana fa è stata segnalato un esemplare di Monachus monachus nella grotta che appunto prende il nome proprio da questo straordinario mammifero (grotta della Foca Monaca).

2) Nacchera di mare (Pinna Nobilis L.): è il più grande bivalve del Mediterraneo raggiungendo anche dimensioni di 1 metro di altezza. Negli ultimi decenni è stata soggetta a pesca indiscriminata volontaria (subacquei) e involontaria (Pesca a strascico) oltre a subire un decremento molto forte a causa dell’inquinamento marino e la scomparsa di praterie di Posidonia oceanica. È inserita all’interno delle specie protette del protocollo SPA/BIO (Convenzione di Barcellona), nell’allegato II e IV della direttiva Comunitaria 92/43/CEE (direttiva Habitat).

3) Praterie di Posidonia oceanica (Posidonia oceanica L.): è una pianta acquatica, endemica del Mar Mediterraneo, appartenente alla famiglia delle Posidoniacee. È una pianta superiore, non un’alga, ed ha quindi caratteristiche simili a quelle delle piante terrestri, con radici, un fusto rizomatoso, foglie nastriformi lunghe fino ad un metro e unite in ciuffi di 6-7, fiori e frutti. Forma delle praterie sottomarine che hanno una notevole importanza ecologica, costituendo la comunità climax del mar Mediterraneo ed esercitando una notevole azione nella protezione della linea di costa dall’erosione. Costituisce quindi un habitat che ospita molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e protezione. L’habitat è definito un Sito di interesse comunitario (SIC) della direttiva 92/43/CEE (direttiva Habitat) relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e la fauna selvatiche recepita in Italia a partire dal 1997.

4) Patella ferrosa (Patella Ferruginea Gemlin): è la più grande patella del Mediterraneo, superando i 10 centimetri di lunghezza. Essa ormai vive solo lungo tratti costieri rocciosi poco frequentati o protetti della Sardegna, delle isole dell’Arcipelago Toscano, in Liguria e in Calabria. Nel corso degli anni è stata raccolta in modo indiscriminato per scopi alimentari collezionismo ecc., inoltre è sensibile all’inquinamento vista la scomparsa di specie algali delle quali si nutre. È inserita sia nella direttiva Habitat sia nel protocollo SPA/BIO della Convenzione di Barcellona.

5) Coralli bianchi profondi: specie come la Lophelia pertusa e la Madrepora oculata vivono a molte centinaia di metri di profondità dove molti pensano che non ci sia vita. In realtà queste specie costituiscono delle barriere coralline profonde che sono zone importantissime per la biodiversità, ovvero per la ricchezza di specie e di aggregazione di pesci e invertebrati importanti per l’alimentazione dell’uomo. Le strutture costruite da questi coralli sono però delicate, e sono messe a rischio dallo strascico e da alcune attività di pesca sportiva. 

[ Domenico Serafini ]