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Governo Draghi: il lungo cammino della transizione ecologica inizia subito

Il discorso al Senato di Mario Draghi: “Lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta”

 

Nel discorso che il neo Presidente del Consiglio, Mario Draghi ha reso al Senato della Repubblica il 17 febbraio riguardante le comunicazioni sulle dichiarazioni programmatiche del Governo, è emerso un concetto fondamentale per quanto riguarda il cambiamento climatico: qualsiasi azione dell’uomo richiederà che il mondo torni ad essere più ospitale. Il premier, pertanto, mettendo al centro del suo programma di governo il clima e l’ambiente, ha voluto delineare il percorso che ci attende nei prossimi mesi e nei prossimi anni incominciando con un’affermazione: “Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta” ovvero “una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane”.

L’attenzione rivolta all’ambiente da parte del neo eletto Presidente del Consiglio si è relazionata con diversi aspetti della vita sociale del Paese: con il mondo del lavoro, per inserire nuove figure professionali che la scuola e l’università devono saper formare; con l’aspetto economico, incentivando le attività del futuro; con il settore del turismo, per dirigerci verso un turismo sostenibile.

Draghi ha chiarito che: “Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica”.

Ma gli ecosistemi terrestri seguono regole più complesse di quelle dell’andamento di una moneta ed allora il premier ha voluto far emergere un dato importante: “Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima”. Ovviamente ha inteso dire che non è così e, pertanto, ha aggiunto: “alcuni modelli di crescita dovranno cambiare. Ad esempio il modello di turismo, un’attività che prima della pandemia rappresentava il 14% del totale delle nostre attività economiche. Imprese e lavoratori in quel settore vanno aiutati ad uscire dal disastro creato dalla pandemia. Ma senza scordare che il nostro turismo avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato”.

Ed ancora: “Sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi”.

Tra i cambiamenti elencati da Draghi, dunque, la produzione di energia da fonti rinnovabili, la lotta contro l’inquinamento dell’aria e delle acque, il rilancio di una rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G.

E, infine, ambiente e pandemia, con la chiara volontà di Draghi di sottolineare il rapporto tra cambiamento climatico, devastazione ambientale e Covid-19, citando direttamente le parole di Papa Francesco: “Siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore”. Draghi ha ricordato, infatti, che: “Il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute: dall’inquinamento alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili. Lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all’uomo”.

[ Cristina Marcello ]