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Assosementi: soia, il rischio del non certificato

L’uso di sementi non certificate può essere causa di diminuzione della produzione di soia ma anche di aumento nel terreno del potenziale infettivo di patogeni 

La semina di granella aziendale non certificata ha raggiunto quote rilevanti, sfiorando il 50%. Sulla base di questo risultato, emerso da un’indagine svolta ad hoc, Paolo Marchesini, Presidente della Sezione colture industriali di Assosementi, in coincidenza con l’epoca di raccolta, lancia l’allarme: l’uso di sementi non certificate può causare perdite significative nella produzione di soia e creare i presupposti per aumentare nel terreno il potenziale infettivo di patogeni in grado poi di compromettere le successive produzioni. E spiega: “In un contesto produttivo già colpito dalle fitopatologie dovute all’andamento stagionale, come quelle registrate nell’ultima campagna, il ricorso alla granella aziendale aumenta i rischi fitosanitari, poiché questo materiale è privo di qualsiasi controllo. Le sementi che ottengono la certificazione – ha aggiunto – sono invece soggette a controlli ufficiali che, a vantaggio degli agricoltori, evitano la commercializzazione di quei lotti per cui sono emerse criticità”.

Anche Giuliano Mosca, Professore ordinario di Agronomia dell’Università di Padova e Presidente della Sezione Nord-Est dell’Accademia dei Georgofili, si unisce al coro di quanti sottolineano ai produttori l’importanza del seme certificato: “Il seme per essere buono – evidenzia il professor Mosca – deve essere selezionato da figure professionali, perché il reimpiego di seme autoprodotto non offre alcuna garanzia e comporta rischi sia germinativi che sanitari”.

I consumatori – conclude Marchesini – oggi sono più attenti all’origine dei prodotti e declinano la tracciabilità come elemento di qualità. L’uso di sementi certificate completa la tracciabilità delle produzioni, a tutela degli operatori e dei consumatori”. 

[ Redazione PROTECTAweb ]