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ECCO PERCHE’ LA FRANCIA E’ CONTRO L’ECOTASSA

Ecotassa Francia

La nuova Ecotassa sul trasporto, decisa dal Governo d’Oltralpe, non piace ai camionisti. In segno di protesta, oltre quattromila TIR hanno invaso le autostrade d’Oltralpe. Il Governo ha per ora sospeso l’applicazione del balzello: anche perché le verità nascoste su quanto sta accadendo sono sorprendenti…

 

•• Con buona pace del senso dello Stato che caratterizza il popolo francese, la protesta verso la TPL, l’Ecotassa per i mezzi pesanti (Taxe Poids Lourds) è esplosa in tutta la sua dirompenza. Oltre 4.000 tir si sono così ritrovati su gran parte delle autostrade francesi. Lunghe processioni di automezzi, dirette a bassa velocità verso Strasburgo (nord-est), Tolosa, Bordeaux, Marsiglia, Lione e Lille, hanno provocato forti disagi al traffico e alla collettività. Una protesta con pochi, e celebri precedenti, amplificata dall’essere stata posta in atto a ridosso del fine settimana, che la Otre – l’unica federazione del settore – ha cercato di mitigare, ordinando ai propri associati di lasciar passare le autovetture, ma bloccando invece il passaggio dei camion stranieri, anch’essi interessati al pagamento della tassa.

Ma cos’è la TPL? E perché è stata istituita?

Ecotassa FranciaÈ una delle misure adottate dal Forum Generelle de l’Environnement (una sorta di Consiglio Interministeriale sulle problematiche ambientali), e consiste in una tassa chilometrica che ha come obiettivi principali la riduzione, da un lato, degli impatti ambientali del trasporto su strada delle merci e, nel contempo, l’erogazione di risorse finanziarie per lo sviluppo e la manutenzione delle infrastrutture di trasporto. L’Ecotassa, che avrebbe dovuto essere operativa, secondo i Piani di Parigi, dal 1° gennaio 2014, riguarderà tutti i veicoli adibiti al trasporto merci, aventi peso superiore a 3,5 tonnellate che, circolando sui 15.000 chilometri della rete stradale nazionale e dipartimentale francese, saranno soggetti al pagamento della tassa.

Preliminarmente all’adozione della TPL, è stata definita la «rete stradale tassabile»: che consiste nella rete nazionale gestita dallo Stato (10.500 km) e da ulteriori 5.000 chilometri composti da strade dipartimentali o comunali, suscettibili di subire un incremento della circolazione qualora si verifichino dei problemi sulla rete viaria principale, o sulle autostrade. È il caso di sottolineare che le infrastrutture stradali extraurbane, in Francia, sono piuttosto estese e ramificate: oltre a una capillare rete autostradale, in costante miglioramento e ampliamento, sviluppata per circa 11.000 chilometri, esistono numerose superstrade e strade statali. Queste arterie, ben tenute e scorrevoli, con svincoli e rotatorie, rappresentano a loro volta un sistema piuttosto efficiente, perfettamente integrato con le autostrade: la compresenza di una rete viaria pubblica «robusta» permise, già nel 1976, la nascita del progetto «Bison Futé» (letteralmente: il «Bisonte Scaltro»), grazie al quale le Autorità riescono a distribuire equamente sulle reti autostradali e ordinarie i flussi di traffico in occasione di congestioni, e nei grandi esodi estivi. Tanto le autostrade, che le strade nazionali, sono configurate «a maglia»: le problematiche su una di esse possono essere agevolmente affrontate con la redistribuzione del traffico sulle arterie limitrofe.

I proventi della TPL saranno distribuiti all’Agenzia per il Finanziamento delle Infrastrutture dei Trasporti in Francia (AFITF), e agli enti territoriali, in base agli importi corrispondenti alla circolazione dei mezzi pesanti sulle strade dipartimentali e comunali.

Fin qui per quanto riguarda il meccanismo finanziario, che in sostanza ripropone lo schema canonico, sempre più diffuso in Europa e nel mondo, in base al quale i costi dell’utilizzo di un’infrastruttura pubblica ricadono direttamente sul beneficiario, e avvantaggiano la collettività.

La TPL è pagabile in solido dal proprietario, dal locatario, dal sublocatario, dal conducente o da chiunque utilizzi un veicolo adibito al trasporto merci su strada, il cui peso risulti superiore alle 3,5 tonnellate, che circoli sulla rete stradale tassabile. La categoria del veicolo è definita in funzione del numero totale di assi (rimorchio incluso) e, all’occorrenza, della massa complessiva a pieno carico (PTAC) della motrice.

Ogni regola ha, come sempre, le sue eccezioni: a non sono soggetti alla tassa, oltre alle autovetture, sono i veicoli per il trasporto delle persone (autobus, minibus, ecc.), quelli d’interesse pubblico e di soccorso, i mezzi agricoli e tutti i veicoli istituzionali destinati alla manutenzione e alla gestione delle strade, ovviamente i mezzi militari e quelli, infine, impiegati per la raccolta del latte.

Il sistema di pagamento parla italiano

Ecotassa FranciaTutti i veicoli devono essere equipaggiati di un dispositivo elettronico certificato per l’Ecotassa. Il dispositivo è stato sviluppato in Italia dalla Società Telepass (gruppo Atlantia-Autostrade per l’Italia), aggiudicataria nel 2010 della gara per il tele pedaggio indetta dal Governo francese. Una gara alquanto contrastata, vinta contro colossi francesi ed europei grazie al know-how maturato da Autostrade per l’Italia nell’esazione dinamica. L’evolversi delle vicende hanno successivamente portato alla nascita della società «Ecomouv»: a questa società, partecipata al 70% da ASPI (il restante 30% è suddiviso fra quattro partner francesi: Thales, Sncf, Sfr e Steria), il Governo francese ha affidato la complessa gestione del sistema di tele pedaggio.

Gli apparati forniti da «Ecomouv» sono interoperabili: consentono ovvero di pagare anche il pedaggio sulle autostrade francesi (TIS-PL), su quelle spagnole e portoghesi (Via-t) e sul tunnel LIEFKENSHOEK in Belgio. l dispositivi di bordo sono programmati al momento della registrazione in base alle caratteristiche del veicolo (targa, numero di assi, peso autorizzato, massa complessiva a pieno carico, classe EURO di appartenenza e i riferimenti completi del contribuente): i dati di personalizzazione consentono di riconoscere i veicoli nel sistema. I dati di circolazione registrati dal dispositivo permettono di calcolare automaticamente l’importo della tassa dovuto per ogni tragitto effettuato dal mezzo pesante sulla rete stradale tassabile. Il dispositivo di bordo può essere facilmente installato dall’utente: proprio come il nostro «Telepass».

I veri motivi della contestazione: il grande bluff francese

Ma da cosa deriva, in sostanza, l’opposizione all’Ecotassa francese? Le ragioni ufficiali rimandano a una certa «impopolarità» verso l’adozione di un meccanismo fiscale che, sostanzialmente, impone di pagare per la prima volta un pedaggio su quelle arterie pubbliche che, spesso, vengono utilizzate in alternativa alle autostrade proprio in ragione della loro gratuità. E fin qui, in fondo, niente di anormale: vale la pena chiedersi che cosa succederebbe se, in Italia, si imponesse da un giorno all’altro il pedaggio sulla A3 Salerno-Reggio Calabria, o sulla superstrada appenninica E45?

In realtà, basta analizzare – e senza neanche scendere troppo in profondità – la situazione, per scoprire come le vere ragioni siano altre, e siano riconducibili a quel certo «neosciovinismo economico» alla francese, così definito da Giorgio Santilli sul Sole 24 Ore. Il Ministro dell’Economia di Parigi, Moscovici, accampa infatti argomenti di ordine tecnico-giuridico, tirando in ballo presunti ritardi dell’appaltatore italiano. Peccato che le recenti verifiche disposte sull’operato della società non abbiano portato a nessun addebito verso di essa. Il Governo francese, sfruttando la scia del generale malcontento verso le tasse e, in particolare, degli autotrasportatori verso l’Ecotassa, ha allora operato una goffa quanto incredibile retromarcia, adducendo vaghe problematiche derivanti dall’«italianità» del progetto, e dal fatto che la società concessionaria non sia un’impresa nazionale. Con buona pace delle norme comunitarie che impongono le gare su base europea, e del fatto che la scelta di procedere a una gara «a inviti» era stata un’idea dello stesso Governo francese che, non contento, si era vincolato da solo a garantire il rispetto dell’affidamento, prevedendo una penale di 800 milioni di euro in caso di azzeramento del contratto.

 

Ecotassa Francia

 

Per ora l’applicazione dell’Ecotassa è stata sospesa e, sicuramente, non se ne parlerà per un certo tempo.

Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Lupi, che nel Governo italiano ha peraltro difeso (fin quando ne è valsa la pena) l’alleanza tra Alitalia e Air France, ha subito intimato l’altolà ai tentativi francesi di rinegoziare o addirittura azzerare il contratto di appalto. Le premesse per un conflitto italo-francese, a ben vedere, ci sono tutte: dopo la «guerra del vino» potrebbe scoppiare la «guerra del tele pedaggio». E sarebbe una guerra che se vedrebbe, da un lato, l’eccellenza tecnologica dell’industria italiana, schiererebbe dall’altro la pervicace, inspiegabile ostinazione dei francesi a voler procedere in direzione ostinata e contraria alle regole europee sul mercato e sulla concorrenza. Curioso come sia proprio un’Amministrazione nota nel mondo per la sua efficienza a porsi, palesemente, in una posizione quanto meno imbarazzante verso un Paese che spesso e volentieri – perché bisogna dire le cose come stanno – è noto per la disinvoltura con cui Stato e amministrazioni locali spesso non rispettano i contratti in vigore.

 

Alessandro Ferri