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ECOWAY: LA CRISI RIDUCE LE EMISSIONI

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Il rapporto di EcoWay registra, per il 2012, il minimo storico delle emissioni di CO2 da parte delle aziende italiane. Un dato virtuoso?  Non proprio: meno emissioni perché meno produzione!


•• Ha il sapore del successo, ma il boccone è amaro. Le aziende italiane registrano il minimo storico dei livelli di emissione di anidride carbonica ma sostanzialmente è solo per effetto della crisi. Un dato eloquente, registrato da EcoWay, il primo operatore italiano attivo nella gestione e nel trading della commodity CO?, riporta: nel 2012 gli impianti industriali italiani maggiormente energivori – ossia quelli che producono più del 40% delle emissioni di gas effetto serra totali nazionali, oltre 1.000 in Italia, – sottoposti alla normativa europea ETS (Emission Trading System) che impone un tetto annuo alle emissioni di CO2, hanno prodotto meno gas serra, ossia -27,5% dal 2005 e -15% rispetto ai limiti imposti per il 2012, se si escludono gli impianti nuovi entranti, attestandosi a 164 milioni di tonnellate di CO2, minimo storico dal 2005 (ossia dall’anno di entrata in vigore dei limiti imposti da Bruxelles) quando le emissioni erano state pari a 225 milioni di tonnellate.

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Il record della contrazione di emissioni deriva dagli «impianti di combustione» (aziende con impianti di calore maggiori di 20 MW, quali ad esempio impianti termoelettrici). La lista dei settori più colpiti elenca: «cementifici», «laterizi e ceramiche», che incidono mediamente per il 10,5% delle emissioni nazionali e mostrano una riduzione delle emissioni pari al 40% dal 2005. L’unico settore che ha continuato a produrre, dal 2008 al 2012, più emissioni rispetto alle allocazioni gratuite imposte da Bruxelles è la «raffinazione».

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L’Italia più virtuosa è la più in crisi…

A guidare la classifica delle regioni più «produttive» di gas serra è la Puglia, che copre da sola il 21,3% delle emissioni totali del Paese. In contrazione regioni come Veneto (-39%), Toscana (-34%) e Sicilia (-28%), mentre le regioni che nel 2012 hanno emesso meno rispetto ai limiti consentiti sono Piemonte (-37%), Emilia Romagna (-29%) e Lombardia (-7%) in relazione ai dati 2005. Sardegna e Sicilia si confermano anche quest’anno come le uniche due regioni che non hanno mai registrato situazioni di avanzo, ovvero hanno sempre emesso in misura maggiore rispetto ai limiti imposti dall’UE, nel 2012 rispettivamente +22% e +6%.

 

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Ma di questa «Azienda Italia», che mostra sfacciatamente due volti contraddittori della stessa medaglia, cosa dicono gli esperti? “Il forte calo del 2012 delle emissioni delle aziende italiane non è, come può sembrare, una buona notizia. Nasce da una significativa diminuzione della produzione industriale – ha dichiarato Guido Busato, Presidente di EcoWay – L’effetto generato è che le aziende, registrando un abbattimento significativo delle emissioni di gas serra rispetto ai limiti imposti dalla UE, non sono stimolate ad investire in progetti tecnologici per rendere più efficienti i propri processi produttivi. Purtroppo oggi il sistema ETS è caratterizzato da un enorme surplus di offerta che ha portato ad un crollo del prezzo dei certificati. Questo fenomeno ha attirato alcune critiche di eccessiva finanziarizzazione nei confronti del sistema, non considerando che l’ETS è uno strumento che si basa su un meccanismo di mercato trasparente, equo ed equilibrato. Per ridare stabilità al modello, crediamo che ad oggi siano necessarie una serie di riforme strutturali ed una maggiore integrazione degli obiettivi sul clima condivisi tra gli Stati Membri. D’altro canto, in un momento storico in cui l’Europa e le sue Istituzioni vengono attaccate da più fronti, il sistema ETS può diventare un benchmark di possibile integrazione, una scelta geopolitica ed economica che permetta di attuare, per la prima volta, una strategia energetico/ambientale di lungo periodo”.

 

Roberta Di Giuli