Alessandro Ferri • Una Direttiva per delineare rigidi parametri alle piattaforme estrattive in mare aperto. Le compagnie petrolifere avranno l’obbligo di presentare i piani di emergenza per fare fronte ai possibili rischi. La sicurezza di uomini e ambiente innanzitutto!
•• Il percorso per raggiungere un quadro condiviso di norme, e di benessere finanziario, è lungo e accidentato. E passa anche attraverso una normativa uniforme sul funzionamento delle piattaforme estrattive poste in mare aperto (off-shore). Un importante traguardo è stato recentemente raggiunto a Strasburgo, sempre lo scorso 21 maggio, quando sono state create le premesse finali per la Direttiva sulla sicurezza operativa delle piattaforme. Le nuove norme imporranno, alle compagnie petrolifere, l’obbligo di dimostrare il loro essere in grado di coprire le possibili ricadute finanziarie derivanti dalla loro attività. Le compagnie dovranno inoltre presentare – preventivamente all’avvio delle attività estrattive – i prospetti sui possibili rischi, e i relativi piani di emergenza nel malaugurato caso che qualcosa non vada per il verso giusto.
Così Günther Oettinger, Commissario europeo per l’Energia: “Accolgo con favore questo importante passo per migliorare la sicurezza delle attività off-shore di produzione di gas nell’UE. Gli incidenti recentemente avvenuti dimostrano quanto siano devastanti le conseguenze se le cose in mare aperto vanno male. La nuova Direttiva garantirà una reazione efficace e tempestiva in caso d’incidente, e minimizzare i possibili danni per l’ambiente e le condizioni di vita delle comunità costiere“.
Il noto incidente occorso il 20 aprile del 2010 alla piattaforma «Deepwater Horizon», esplosa durante la realizzazione di un pozzo nel Golfo del Messico, ha prodotto conseguenze drammatiche: oltre alle undici vittime in conseguenza del colossale incendio, ha determinato gravi danni ambientali alle acque del Golfo, e in particolare sulle coste della Louisiana, contaminate da un’immensa fuoriuscita d’idrocarburi.
Già un mese dopo l’incidente, nel maggio 2010, gli USA si premurarono di adottare norme ancora più severe per la sicurezza delle piattaforme: e l’Unione Europea, nell’avviarsi su un percorso analogo, ha voluto conformarsi il più possibile alle regolamentazioni più severe attualmente esistenti in materia di sicurezza, così come negli ambiti sanitari e ambientali.
Verso la Direttiva europea
Questo percorso è oggi pressoché giunto alla fine: il Parlamento europeo ha ora adottato la proposta legislativa UE sulla sicurezza delle operazioni di gas off-shore di petrolio e nella UE. Gli elementi più caratterizzanti della Direttiva, che deve comunque ancora essere approvata formalmente dal Consiglio, si riferiscono alle attività di «licensing». La Direttiva, infatti, introduce regole chiare per la prevenzione degli incidenti, e la capacità del sistema di intervenire in modo efficace nel caso di incidenti rilevanti.
Le autorità delegate al rilascio delle licenze negli Stati membri dovranno accertare le capacità tecniche e finanziarie necessarie a garantire la sicurezza delle attività off-shore e la protezione ambientale, prima di autorizzare le industrie a esplorare nelle acque dell’UE allo scopo di produrre petrolio e gas. La presenza del settore pubblico sarà obbligatoria prima dell’inizio delle campagne di perforazione dei pozzi esplorativi in ??aree mai esplorate in precedenza.
Alle agenzie nazionali indipendenti, responsabili per la sicurezza degli impianti, spetterà il compito di verificare le disposizioni in materia, il rispetto della tutela ambientale e la preparazione alle emergenze di impianti e piattaforme e le operazioni effettuate su di essi. Qualora le aziende non dovessero rispettare il livello minimo previsto dalle norme, gli Stati membri potranno adottare azioni di contrasto e, all’occorrenza, imporre sanzioni prevedendo, in ultima analisi, l’intimazione agli operatori di interrompere la perforazione o le attività di produzione.
La valutazione dei rischi ex ante sarà obbligatoria: le aziende dovranno preparare una relazione sui grandi rischi conseguenti alla loro installazione, contenente una valutazione approfondita del rischio e le misure di controllo del rischio, e di un «piano di emergenza» prima dell’avvio delle attività di esplorazione o di produzione. Questi Piani dovranno essere presentati alle autorità nazionali competenti che, esaurite le procedure di verifica, daranno il via libera.
È previsto l’impiego di verificatori indipendenti: gli operatori avranno bisogno di chiedere ad essi un parere sui sistemi critici di sicurezza e i Piani, ben prima della messa in funzione e, dopo l’installazione, periodicamente.
La trasparenza innanzitutto
Molta attenzione è rivolta alla trasparenza delle attività: le informazioni saranno messe a disposizione della collettività, che potrà confrontare le prestazioni del settore e le attività delle autorità nazionali competenti. La riservatezza delle segnalazioni e dei rilievi sarà ovviamente tutelata, in ossequio alle norme sulla privacy. Gli operatori registrati negli Stati membri saranno invitati a presentare relazioni informative su incidenti verificatisi all’estero, allo scopo di consentire la condivisione di esperienze maturate nel campo della sicurezza.
Le imprese dovranno predisporre i «piani di emergenza» in base alla loro valutazioni sul rischio delle piattaforme, e mantenere in efficienza le risorse nella prevenzione, per essere in grado di attivarle in caso di necessità. Gli Stati membri dovranno altresì tenere pienamente conto di questi Piani nella compilazione dei «piani di emergenza nazionali».
Le compagnie petrolifere e del gas saranno pienamente responsabili dei danni ambientali causati a specie marine protette e agli habitat naturali.
Per i danni alle acque, la zona geografica sarà estesa a tutte le acque marine dell’UE, compresa la zona economica esclusiva (circa 370 km dalla costa) e la piattaforma continentale dove la costa dello Stato membro abbia giurisdizione. Per i danni d’acqua, l’attuale quadro giuridico comunitario per la responsabilità ambientale è limitata alle acque territoriali (circa 22 km dalla costa).
«Off-shore UE Autorithy Group»
È previsto l’attivazione di un gruppo di consultazione e di ispezione, che lavorerà congiuntamente per garantire l’effettiva condivisione delle migliori pratiche e contribuire a sviluppare e migliorare gli standard di sicurezza.
L’obiettivo finale delle norme destinate a diventare Direttiva è quello di rendere la Commissione un soggetto pienamente collaborativo con i suoi partner internazionali, allo scopo di promuovere l’attuazione dei più alti standard di sicurezza nel mondo.